Vigevano, Pisa, Firenze. A queste città, che come sapete rappresentano tanto per me, ho dedicato specifiche puntate dove insieme passeggiavamo al loro interno e vi raccontavo cosa rappresentano per me e quali sono i luoghi che reputo più importanti e interessanti. Oltre a quelli cui sono maggiormente legato.
Manca all’appello Pavia, città dove ho studiato, dove ho passato tante belle serate, dove ho lavorato in passato e tutt’ora lavoro, e dove, da un paio d’anni, vivo. Anche se devo specificare che risiedo nel quartiere di Borgo Ticino. E devo assolutamente specificarlo, perché altrimenti i Borghigiani si offendono!
Facciamoci due passi insieme per la città, così vi spiego anche il perché!
Già in antichità il territorio su cui si fondò in seguito Pavia come oggi la conosciamo era abitato da piccole comunità di popoli pre-romani, probabilmente tribù di Levi e Marici, che reputarono una buona idea vivere sulle sponde del Ticino; ma è con i romani che Pavia vide sbocciare il suo splendore e la sua importanza. Conquistato il territorio dai Romani nel 220 a.C. circa, secondo altre fonti nel 187 a.C., divenne “castrum” con il nome di “Ticinum” nell’89 a.C., sviluppandosi poi rapidamente grazie alla sua posizione strategica lungo il fiume da cui prese nome.
Questo però era solo l’inizio della sua più che millenaria storia: infatti nel 476 d.C., con la caduta dell’Impero Romano, Pavia divenne una delle città principali del regno degli Ostrogoti sotto re Teodorico, consolidando la sua importanza politica. Con la successiva conquista dei Longobardi nel VI secolo, fu la capitale del loro regno. Questo periodo segnò un’epoca di grande sviluppo culturale e religioso, con la costruzione di molte chiese e monasteri. La città si arricchì di opere d’arte e architettura, e il suo potere politico crebbe ulteriormente. Nel IX secolo, Pavia si affermò come un importante centro di studi e cultura, grazie anche in seguito alla nascita della celebre Università nel 1361, una delle più antiche d’Europa, nel periodo in cui era governata dalla potente e famosa famiglia dei Visconti, che qui vi stabilì la propria corte. Ancora oggi nella città si respira l’aria della storia passata e l’università influenza la vita del centro cittadino, il cui impianto ricalca l’antica forma del castrum romano.
Arriviamo però ai giorni nostri: come vi dicevo, io vivo in Borgo Ticino, a poche decine di metri dal fiume e dal Ponte Coperto, uno dei simboli di Pavia, che collega questo fiero quartiere, quasi una città nella città, con il centro storico. Questo borgo è caratterizzato da un’atmosfera pittoresca e da una ricca eredità culturale, che lo rendono un luogo di grande interesse per residenti e visitatori. Se lo si guarda del fiume si può notare come in alcuni punti il suo aspetto di antico villaggio di pescatori e renaioli sia ancora visibile ed è noto infatti per le sue case in stile lombardo, con facciate colorate, balconi in ferro battuto e portici. Qui si respira un’atmosfera intima e accogliente di cui i suoi abitanti sono giustamente fieri. Ammetto che spesso neanche esco dal mio quartiere, dove tra locali e servizi dispongo di tutto ciò di cui ho bisogno. Inoltre dal Borgo si raggiunge rapidamente il Parco del Ticino, per fare delle piacevoli passeggiate nel verde e nella natura.
Comunque incamminiamoci verso il centro, salutando prima di tutto la Statua della Lavandaia (posta lungo il fiume in ricordo delle tante donne che si recavano a lavare i panni) e attraversiamo il Ponte Coperto. La costruzione del ponte risale al 1351, voluto dai Visconti per collegare il centro di Pavia con Borgo Ticino. La sua architettura riflette lo stile medievale, con arcate a tutto sesto e un’ampia struttura in muratura. Nel corso dei secoli ha subito diversi danni, in particolare durante le guerre. Uno degli eventi più devastanti fu durante la Seconda Guerra Mondiale, quando fu bombardato nel 1945, causando la sua distruzione parziale. Dopo la guerra, fu avviato un progetto di ricostruzione, completato nel 1949. La nuova struttura ha mantenuto il design originale. Lo attraverso praticamente tutti i giorni e osservare il Ticino scorrere con la città che si sviluppa intorno ad esso, all’alba o al tramonto soprattutto, vi assicuro che è sempre emozionante.
Imboccata Strada Nuova, una delle arterie principali che porta in pieno centro, si può raggiungere praticamente ogni luogo meritevole di nota della città. Svoltando a destra in Corso Garibaldi potrete trovare la chiesa di San Michele Maggiore, un esempio straordinario di architettura romanica, risalente al XII secolo. Questa architettura religiosa è celebre principalmente per la sua imponente facciata in mattoni di pietra arenaria color ocra, caratterizzata da archi a tutto sesto e decorazioni in che la rendono unica a Pavia e non solo. Però la città è famosa per almeno altre tre chiese: ovviamente il suo Duomo, poi la basilica di San Teodoro e infine San Pietro in Ciel d’Oro.
La costruzione del Duomo di Pavia, dedicato a Santo Stefano e Santa Maria Assunta iniziò nel 1488 e si protrasse per diversi secoli, con una combinazione di stili architettonici, prevalentemente il rinascimentale e il barocco. Personalmente mi affascina decisamente più all’esterno, con la sua imponente cupola (la quarta per dimensione e altezza in Italia) che svetta nello skyline della città, rendendola visibile anche a chilometri di distanza. Di fianco al Duomo sorgeva la Torre Campanaria, purtroppo crollata nel marzo del 1989 provocando la morte di quattro persone. Oggi sono ancora visibili dei resti, a memoria di quanto successo.
Nella chiesa di San Teodoro, invece l’elemento di spicco sono i suoi affreschi, dove quello con la “veduta di Pavia durante l’assedio del 1522” è sicuramente il più notevole per i dettagli utilizzati nel rappresentare, da una prospettiva non usuale, la città.
La chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro infine gode di grande fama anche fuori dai confini pavesi: citata da mostri sacri della letteratura come Dante e Petrarca, questa pregevole architettura romanica deve il motivo del suo prestigio al fatto di conservare le spoglie di Sant’Agostino di Ippona e di San Severino Boezio. Che poi, io la trovo anche una delle più belle, se non la più bella, tra le chiese pavesi per quanto riguarda i suoi interni.
Uscendo dall’ambito religioso e proseguendo in Strada Nuova, lasciandovi alla vostra sinistra la più importante piazza cittadina, Piazza della Vittoria (famosa per i suoi portici e diversi edifici che vi si affacciano, come il Broletto), arriverete poco più avanti davanti al luogo che è stato il fulcro della mia vita per tre anni abbondanti: la sede centrale dell’università! L’edificio principale presenta una facciata in stile neoclassico con elementi di architettura rinascimentale, caratterizzata da colonne e grandi finestre. All’interno, gli spazi sono ampi e luminosi, con aule storiche e sale di lettura. Una delle aule più affascinanti è l’Aula Magna, decorata con affreschi e stucchi, che ospita importanti cerimonie accademiche. Il cortile interno è un luogo di incontro e riflessione, circondato da eleganti porticati. Alle spalle della struttura dell’università, quasi protette da essa, sono ancora visibili tre delle ben più numerose torri gentilizie medievali da secoli presenti nel cuore di Pavia. Si sostiene che nel Cinquecento fossero circa un centinaio in città, oggi ne restano una ventina, spesso inglobate in palazzi di epoca successiva, ma le tre che maggiormente attirano l’attenzione sono proprio quelle vicine all’università.
Se la sede centrale è stata il fulcro della mia vita universitaria, per un paio d’anni a Pavia la mia vita lavorativa si è basata sugli orari di apertura e chiusura del Castello Visconteo, che ancora oggi si erge in tutta la sua magnificenza. Proseguendo, ovviamente, sempre su Strada Nuova per raggiungerlo rapidamente.
Ah, lungo la strada troverete anche il Teatro Fraschini! Inaugurato nel 1773, è famoso per la sua acustica eccezionale e per la programmazione di opere liriche, concerti, spettacoli e eventi culturali. Nel corso degli anni, ha ospitato numerosi artisti di fama nazionale e internazionale, diventando un importante punto di riferimento per la cultura e l’arte nella regione. Il Teatro Fraschini è non solo un luogo di intrattenimento, ma anche un simbolo della tradizione culturale di Pavia. Sarò di parte, ma credo fermamente sia uno dei più pregevoli, per struttura e acustica, di tutta Italia.
Tornando al Castello, che davvero posso affermare di conoscerne come le mie tasche, avendo avuto la fortuna di lavorarci all’interno, riesce ancora oggi ad affascinare i suoi visitatori sia per la sua imponenza architettonica, sia per le opere che conserva essendo la sede dei Musei Civici. Fu costruito per volere di Galeazzo II Visconti, Duca di Milano, nel 1360, con l’intento di difendere la città e di affermare il potere della famiglia nel territorio. La struttura è caratterizzata da un’imponente architettura, con torri angolari e un grande cortile interno. Originariamente, il castello fungeva non solo da fortezza, ma anche da residenza ducale e centro amministrativo. Nel corso dei secoli, ha subito numerosi rimaneggiamenti e restauri, specialmente durante il periodo spagnolo e a seguito delle guerre. Nel Cinquecento fu anche teatro della celebre e sanguinosa Battaglia di Pavia tra l’esercito francese e l’armata imperiale di Carlo V. Il suo cortile interno viene utilizzato ancora oggi per eventi e concerti. Ho affermato che lo conosco molto bene perché sono stato addetto alla sorveglianza e al controllo delle sale e ho avuto la fortuna di poterlo visitare in ogni suo angolo, anche quelli non accessibili al pubblico, osservando ogni minimo particolare della sua struttura. Quando la sera chiudevo da solo le aree più remote del Castello ammetto però che il timore di poter incontrare il fantasma di qualche suo originario abitante un po’ mi veniva.
Ora a Pavia insegno nelle scuole superiori e non mi capita spesso di passare davanti al castello; ma quando mi assale la sua mancanza mi muovo dal Borgo, attraverso la città e “vado a salutarlo” sempre con immenso piacere.
Sto per concludere e ammetto di essermi focalizzato solo sull’arte e la storia della città, vero. Non vi ho citato neanche un luogo dove trovare ristoro durante una visita e l’altra di questi magnifici luoghi. Beh, senza dilungarmi menzionerei almeno:
Per panini e hamburger il “Boccio”, uno dei pub storici della città, non potete saltarlo (e mi raccomando prendete il suo Super Buby e le patatine a rete!), così come il Miccone, dove tutti panini sono preparati con prodotti del territorio e soprattutto con la micca, il tipico pane di queste zone; gli amanti della birra devono fare sosta al Birratoio, mentre per il vino l’Antica Mescita Origini e l’Infernot sono i posti che assolutamente vi proporrei. Per assaggiare piatti del territorio e non solo, io mi affido sempre volentieri alla Torre degli Aquila e all’Angolo di Casa.
Poi in realtà ci sono tantissimi altri posti meritevoli in città, ma questi sicuramente sono tra i primi della mia personale lista.
Direi che vi ho detto molto, ma non tutto, di quello che per me merita una visita nell’antica Ticinum. Come ogni città merita di essere vista e vissuta per comprenderne l’essenza. Però, fidatevi, ammirate il sole tramontare sostando sul ponte coperto, e capirete perché mi piace così tanto questa città.
Ho “giocato in casa” in questa puntata. Vi aspetto però il 29 novembre per raccontarvi nei dettagli il viaggio fresco fresco che Valeriya ed io faremo ad Atene la prossima settimana. Preparatevi quindi a tanta archeologia, e non solo!
A presto.