Andare in vacanza nei giorni che gravitano intorno a ferragosto, si sa, porta con sé la consapevolezza che qualsiasi meta scelta potrebbe trasformarsi in un caotico e affollato inferno. Valeriya e io l’estate scorsa, però, potevamo andare via solo in quel periodo e per questo avevamo evitato destinazioni sulla carta magari più note e con buone probabilità intasate dai turisti e optato per un viaggio on the road in auto verso la vicina Slovenia, che già da un po’ ci stuzzicava.
Ero un filo scettico però sul fatto che avremmo trovato tanti posti degni di menzione, che sarebbero rimasti nei nostri ricordi; invece mi sono dovuto felicemente ricredere. La Slovenia è verde, rilassante, ricca di arte, storia e fascino. A poca distanza da noi. Un luogo che invita proprio a esplorarlo! Partiamo quindi con la prima parte di questo sorprendente viaggio in Slovenia.
Eravamo partiti l’11 agosto diretti verso Tolmin, o Tolmino all’italiana, dove avremmo dormito due notti per poi spostarci a Lubiana. L’idea era di spezzare il viaggio trovando un luogo comodo per perlustrare la natura di quella zona e iniziare a vedere a uno dei laghi più famosi della Slovenia, il Lago Bohinj; ma, tornassimo indietro, probabilmente avremmo trascorso più giorni in questa parte di Slovenia e rinunciato alle fin troppo turistiche località balneari degli ultimi giorni, perché la quiete dei paesini e la bellezza della sua natura ci aveva estasiato.
Adagiata sull’alta Valle dell’Isonzo, con il fiume che le passa accanto, Tolmin è incastonata nel verde dei monti che la circondano ed è famosa per le sue gole e le grotte. È anche uno dei punti da cui iniziare a visitare parte del vasto Parco Nazionale del Triglav.
Eravamo però certi che le famose gole sarebbero state affollate e per questo, una volta preso possesso della nostra stanza nel piccolo e accogliente Apartments Orhideja, nel centro della cittadina, verso le due del pomeriggio avevamo raggiunto la vicina Bovec e parcheggiato l’auto all’inizio del sentiero che portava alla Slap Virje, una cascata naturale alta 20 metri formata dal torrente Glijun.
Noi avevamo scelto il sentiero più lungo (circa un’ora), ma esiste anche la possibilità di parcheggiare a poca distanza dalla cascata. Vi perdereste però molti gradevoli scorci e per questo vi consiglio di non farvi vincere dalla pigrizia.
Una volta giunti alla cascata apprezzerete ancora di più la passeggiata fatta. L’acqua è gelida e tecnicamente è vietato fare il bagno, ma un paio di persone e un bel cagnolone, tra i pochi presenti, avevano sfidato freddo e divieti. Noi avevamo giusto immerso i piedi, ma se li avessimo lasciati più di qualche minuto forse si sarebbero staccati dalle nostre gambe!
Rigenerati dal trekking e dall’acqua fredda, e passata la nostra prima serata a Tolmin, la mattina successiva ci eravamo mossi verso il Lago Bohinj, il più grande della Slovenia nel cuore delle Alpi Giulie.
Se vi muoverete in auto, come abbiamo fatto noi, mettete in conto che, anche se magari le distanze in chilometri non sembreranno proibitive, il tempo che impiegherete per percorrere diversi tratti dei percorsi si dilaterà notevolmente. Infatti le strade spesso sono strette, a una sola corsia e attraversano zone montuose, inoltre quando ci si avvicina alle mete più turistiche diventano anche trafficate. Per questo per percorrere i 70 km circa che ci separavano dal lago ci avevamo messo un’ora e 40 minuti. Trovato parcheggio (e non era stato facile) ci eravamo mossi a piedi verso il lago. Subito avevamo avuto l’impressione di aver trovato davvero un bel luogo e quando avevamo scorto una piccola spiaggetta da cui si poteva osservare la vastità del lago avevamo avuto conferma di quanto fosse meraviglioso: l’acqua era limpidissima, piena di pesci (soprattutto trote) che nuotavano intorno alle persone che si immergevano nelle sue fresche acque.
Per cercare una zona ancora più tranquilla avevamo poi percorso un sentiero che costeggiava la parte nord del lago, trovando un’area praticamente priva di persone. C’era solo una coppia, con un figlio abbastanza giovane.
Tutto sembrava privo di sorprese, e invece mi spiace pensare che molti dei nostri ricordi legati al quel splendido lago rimarranno offuscati al fatto che il padre di questa famiglia, disinteressandosi dei regolamenti, del buon gusto e soprattutto del fatto che ci fosse qualche persona non lontano da lui, ad un tratto aveva deciso di togliersi anche il costume da bagno e darsi al nudismo più sfrenato. Non una gradevole immagine!
A parte questo dettaglio, la visita del lago e della zona che lo circonda è davvero meritevole non solo di una visita, ma proprio di dedicare alcuni giorni all’esplorazione di questa parte della Slovenia.
Rientrati nel nostro alloggio, la mattina dopo eravamo ripartiti alla volta di Lubiana, dove avremmo trascorso 3 notti, prima di spostarci verso la costa slovena per l’ultima parte del nostro viaggio.
Avevamo preso una stanza in un complesso a circa un paio di chilometri dal centro, ma non vi citerò il posto perché non ci aveva fatto impazzire.
C’era un bel sole e quindi avevamo raggiunto subito il Castello della capitale della Slovenia per iniziare la visita della città proprio da lì.
Come sempre, la mia idea di fare salite a piedi con il caldo non era stata vista di buon occhio da Valeriya, ma per fortuna questa non aveva nulla a che vedere con le famose salite descritte nelle puntate su Napoli, Lisbona o, recentemente, Atene.
Avvicinandoci alla nostra meta iniziavamo anche a notare quanto vivace e interessante ci stesse da subito apparendo questa piccola capitale europea (non arriva neanche a 300.000 abitanti): Nel centro sono presenti molte aree verdi e diversi stili architettonici, legati soprattutto al Barocco e all’Art Nouveau, caratterizzano e decorano i suoi palazzi rendendo molto stimolante passeggiare tra le sue strade.
Per essere precisi bisogna ricordare che la progettazione urbana dell’area centrale della città, legata ad esempio agli argini del fiume e a diversi ponti che l’attraversano, è stata realizzata dall’architetto Joze Plecnik e questi spazi e strutture sono diventati dal 2021 Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Partiamo però dal Castello: costruito circa 900 anni fa, la struttura attualmente visitabile risale al XV secolo. Più affascinante all’esterno che negli spazi interni, ha però nella sua torre principale un pregevole punto panoramico da cui osservare i tetti rossi del centro città, oltre a un curioso Museo delle Marionette che sicuramente potrà interessare gli amanti del genere. A me personalmente un filo inquietano, quindi meglio che non mi pronunci troppo a riguardo.
Ridiscesi avevamo fatto un primo tentativo per visitare la Cattedrale di San Nicola, ma avendo trovato chiuso il suo grande portale in bronzo avevamo costeggiato una parte del fiume Ljubljanica, che attraversa la città, e raggiunto l’immenso e colorato Parco Tivoli, progettato nel 1813 per unire due parchi già esistenti creando così uno dei più grandi e pregevoli parchi d’Europa.
Noi ne avevamo attraversato solo un’esigua parte, perché eravamo rientrati in stanza con l’idea di ritornare verso il tramonto in centro e restare poi fuori per cena.
Ci eravamo cambiati, sistemati, fatti un po’ più carucci proprio per una romantica serata, e dopo essere nuovamente usciti, esattamente a metà strada tra il nostro alloggio e il centro un mega temporale estivo ci aveva presi in pieno, lavandoci totalmente!
Per fortuna non era durato molto e grazie al caldo in poco tempo avevamo ricominciato ad asciugarci… ma, decisamente, non eravamo più molto ordinati e sistemati!
In compenso, dettaglio non da poco, la fine di quel temporale ci aveva regalato un tramonto con colori che parevamo usciti da un dipinto, come vi mostrerò nelle foto scattate quella sera anche sull’iconico Ponte dei Draghi.
Ecco, i draghi sono il simbolo della città (come potrete facilmente intuire girando tra le vie di Lubiana e i suoi negozi di souvenirs) e questo ponte in cemento armato con grandi statue in lamiera di rame raffiguranti questi mostri fu costruito a inizio del 1900 per sostituire un precedente in legno.
Avevamo passeggiato ancora un po’, respirando la fresca aria presente dopo la pioggia e guardato il fiume e i palazzi tingersi di rosso grazie agli ultimi raggi del sole. Avevamo fatto un tentativo per cenare, gustando piatti locali, nell’invitante Druga Violina, ma era pieno quindi avevamo prenotato un tavolo per la sera successiva.
Lungo la strada avevamo ripiegato in un pub con buona birra e pizze rivedibili, ma poco importava, dopo tutti i chilometri a piedi fatti la fame non mancava!
Dopo una bella dormita al nostro risveglio eravamo saliti in auto per andare a vedere il secondo lago della nostra lista, il Lago di Bled, dove sapevo che mi sarei potuto sbizzarrire a far foto e video con il drone.
Eravamo partiti abbastanza presto, perché i parcheggi intorno al lago sono pochi e in estate molta gente va a visitarlo per passare la giornata intorno alle sue rive, e in meno di un’ora eravamo arrivati lì; e per fortuna trovato facilmente parcheggio. Cosa per nulla scontata. Erano le 10 del mattino ma si stava già rapidamente riempiendo.
Se devo fare un paragone, Bohinj è un lago decisamente più “autentico”. Nel senso: Bled è un gioiellino, più piccolo e comunque incastonato tra il verde e le montagne. Ma, anche per il suo paesaggio molto instagrammabile è davvero turistico. La sua piccola spiaggia era invasa dalle persone e qua non abbiamo neanche pensato di fare il bagno; però in compenso abbiamo passeggiato lungo tutto il suo perimetro, trovando diversi scorci da cui fare molte fotografie e io mi sono divertito a sorvolare in lungo e in largo con il drone la piccola isola con la Chiesa dell’Assunzione di Maria situata all’interno del lago, raggiungibile tramite barche.
Tra l’altro, mentre io sorvolavo il lago, Valeriya rischiava ripetutamente di caderci dentro perché aveva iniziato a fare video, in parte subacquei, immergendo tutte le braccia quasi fino alle spalle, alle anatrane che nuotavano vicino alla riva. Ma questo è un dettaglio! Comunque alla fine è riuscita a fare i video senza finire a far compagnia ai volatili dentro l’acqua!
Scappati appena la mole di turisti aveva iniziato a diventare insopportabile eravamo tornati a Lubiana per andare a vedere quel che ci mancava della città, come ad esempio il quartiere “alternativo” Metelkova, zona di ritrovo per artisti e attivisti non lontano dalle sedi universitarie della città.
Questo quartiere, dove erano presenti delle ex caserme austroungariche, nacque nel 1993 proprio dall’occupazione abusiva di queste ultime trasformando così questa zona in un’area libera e autogestita. Ha un aspetto decisamente decadente, e le facce di molti soggetti presenti non ispirano fiducia, ma almeno una rapida visita merita di essere fatta per la sua originalità.
Dopo una birra del birrificio Loo Blah Nah, bevuto in una delle sue piccole sedi posta sotto il mercato coperto, eravamo finalmente riusciti a visitare la vicinissima (e barocchissima) Cattedrale di San Nicola.
Era arrivato il momento di cenare al Druga Violina, per potervi così dare conferma che è proprio un posto delizioso e piacevole per una cenetta a base di piatti locali nel centro di Lubiana.
Ricordatevi solo di prenotare perché non ha molti posti a sedere!
Eravamo già proiettati al giorno seguente, curiosi di vedere nuovi, splendidi, posti, ma il clima rilassato della città ci aveva poi ricordato che valeva la pena godersi gli ultimi momenti a Lubiana, concentrandoci sulla bellezza del suo centro storico.
Però direi che per adesso ci possiamo fermare. Riprendiamo nella prossima puntata con il resto del nostro viaggio in Slovenia.
Eh sì, qua la faccenda è ancora lunga: ci sono ancora importanti città storiche, paesini sul mare, luoghi incantevoli immersi nella natura e altro ancora che abbiamo visto e di cui vi voglio parlare.
Quindi, se sarete curiosi di conoscere il resto del nostro viaggio, vi aspetto venerdì 28 marzo per la seconda parte della puntata sulla Slovenia.
A presto!