Ci eravamo fermati mentre passeggiavamo, durante la seconda sera del nostro soggiorno a Lubiana, per le vie della città, con la pancia piena dopo aver cenato al Druga Violina. Da Lubiana, in auto, si possono raggiungere altre importanti città e borghi pieni di fascino, ed è proprio quello che avevamo fatto la mattina seguente.
Nella puntata, dopo la sigla, vi dico quali sono!
A un’ora e mezza circa dalla capitale della Slovenia è possibile raggiungere Maribor, secondo centro più popoloso dello Stato, e Ptuj, la più antica città slovena posta a ridosso del fiume Drava. Proprio da quest’ultima avevamo iniziato la nostra esplorazione, in questo territorio rinomato per essere zona vitivinicola di prestigio.
Il castello che si erge sopra il resto della città permette infatti di osservare il verde che la circonda, con anche le vigne da cui nascono alcuni dei più pregiati vini sloveni. Ma è addentrandosi nel cuore della piccola cittadina che si possono scoprire vere sorprese. Intanto, passeggiando, ci eravamo imbattuti nel Monumento a Orfeo, enorme stele di epoca romana posta ancora nel suo luogo originario che certifica la presenza e l’importanza che hanno avuto i romani in questo territorio. E sapete che quando vedo dei “sassi romani” sono già contento. Però vagando tra i suoi vicoli abbiamo poi scovato le vere perle della città, legate alla sfera religiosa. La cattedrale di San Giorgio conserva una statua in legno che rappresenta il santo mentre sconfigge il drago; il Convento dei frati minori con la chiesa dei santi Pietro e Paolo ruba la scena per la sua dimensione e per la pregevole facciata, ma era stato il Monastero Domenicano con la sua struttura fa tornare indietro nel tempo.
La sua pregevole facciata barocca, che era piaciuta anche a me pur non essendo amante dello stile, potrebbe ingannare sulla sua datazione, ma una volta entrati si capisce perfettamente che era stato costruito in epoca medievale, nel XIII secolo circa per l’esattezza. I suoi spazi sono utilizzati per eventi e mostre e ciò che più ci aveva colpito era stato la presenza di decorazioni e affreschi ancora in buono stato di conservazione in molte sale del silenzioso convento.
Ripresa l’auto ci eravamo diretti a Maribor col dubbio che, essendo ferragosto, avremmo trovato tutto chiuso. Le prime sensazioni indirizzavano verso questa idea, perché avevamo trovato parcheggio in un centro commerciale completamente chiuso, e ho vissuto tutto il giro nella città con il timore (anzi, pura ansia) che al ritorno avremmo trovato le sbarre abbassate senza poter riprendere l’auto. Fortunatamente mi ero sbagliato. Avvicinandoci al centro effettivamente molti negozi e locali erano chiusi, ma avevamo potuto girarla e insieme ai pochi turisti che come noi vagavano per le strade del centro storico. Avevamo scorto il castello, in realtà un palazzo nobiliare del 1400 voluto dall’imperatore Federico III e oggi sede del museo regionale, prima di infilarci a cercare un po’ di fresco in un piccolo ristorante libanese tra i pochi aperti, il Mr Falafel, dove avevamo mangiato benissimo… e tantissimo. Pieni all’inverosimile ci eravamo poi diretti verso la Piazza Centrale, ampia e circondata da edifici del Quattrocento e del Cinquecento dalle strutture caratteristiche e dove al centro svetta la Colonna della Peste, eretta nel 1681 per festeggiare la fine dell’epidemia che devastò la città. Era anche presente una fontana con giochi d’acqua dove diversi bambini cercavano frescura dal caldo giocando e buttandosi divertiti l’acqua addosso. Avevamo concluso la visita alla città passeggiando lungo le rive ombreggiate del Drava per poi rientrare a Lubiana, un po’ tristi al pensiero di abbandonare quelle zone.
Non sapevamo però che ancora almeno un paio di location ci avrebbero ancora tolto il fiato per la loro bellezza.
La mattina infatti, eravamo partiti presto per dirigerci verso la breve fascia costiera che possiede la Slovenia. Il nostro appartamento però, posto a metà strada tra Pirano e Portorose sarebbe stato disponibile solo dopo pranzo quindi, incuranti del sole, avevamo deciso di andare a visitare la Riserva Naturale di Val Stagnon, appena fuori Capodistria. Probabilmente in altri periodi dell’anno questa palude di 112 ettari che rappresenta un importante patrimonio naturale sotto l’aspetto botanico, zoologico ed ecosistemico deve possedere molta più fauna e flora, rispetto a quella che avevamo potuto vedere noi. Perché nelle quasi due ore del nostro giro ben poco aveva catturato la nostra attenzione, anche se Valeriya un paio di foto soddisfacenti ai pochi volatili che si degnavano di farsi vedere era riuscita a scattarle. Però sono convinto che tornarci in autunno o primavera potrebbe regalare molte più soddisfazioni. Dopo una breve passeggiata nel centro di Capodistria, che ci aveva permesso di scoprire il Folpo, Food Truck sul porto cittadino specializzato in gustosi piatti di pesce; avevamo infine raggiunto la nostra super accogliente destinazione, che ci avrebbe ospitato nei nostri ultimi 3 giorni di viaggio: l’Apartma Pinea, leggermente più vicino a Portorose che a Pirano, le due città più rinomate della costa slovena.
La sera avevamo deciso di iniziare a vedere quest’ultima tra le due località appena citate, ma devo darvi degli avvertimenti, forse un po’ banali visto il periodo in cui avevamo deciso di visitarle: trovare parcheggio vicino al centro e al lungomare è praticamente impossibile. Perché la mole di turisti presenti rispetto alla dimensione della piccola cittadina marittima era sproporzionata (noi avevamo trovato parcheggio, a pagamento, ben lontano dal centro); per lo stesso motivo anche i ristoranti vengono presi d’assalto, soprattutto quelli con vista mare… e gran parte di questi parevano più che altro posti per far svuotare i portafogli dei clienti; a noi sinceramente non ispiravano molto.
L’unica vera nota positiva era che, al tramonto, il lungomare lasciava senza parole. Così come scoprire gli stretti vicoli del suo borgo, simili a quelli dei paesi sul mare della Liguria. Non avevo resistito poi, con tanta pazienza di Valeriya, ad alzare il drone lungo il vertice della penisola sul quale si snoda Pirano per fotografarla dall’alto in tutta la sua eleganza. Però, complici i giorni di pace e relax precedenti, tutto quel caos non ci ispirava molto. Quindi dopo una rapida cena eravamo rientrati al nostro alloggio pieno di pace, decidendo che per le ultime due serate restanti ci saremmo dati alla cucina, cenando nel giardinetto del nostro alloggio, cercando cibi, anche locali, che potevano ispirarci girovagando per i market vicini alla città!
Dopo una rigenerante dormita avevamo deciso, con il sole del mattino splendente in cielo, di cercare una spiaggia dove poter sperare di fare un bagno senza lo stesso caos visto la sera precedente e, su consiglio della proprietaria del nostro alloggio, avevamo intrapreso il cammino che in un’oretta ci avrebbe portato alla Moon Bay, una della più rinomate spiagge della costa, abbastanza distante dai percorsi più semplici così da permettere di avere almeno nelle prime ore della giornata un po’ di pace. E così era stato! La spiaggia, incastonata tra coste rocciose e frastagliate, meritava la fatica per raggiungerla. L’acqua era limpida e ve la consiglio vivamente. Non avendo ombrelloni con cui ripararci eravamo rientrati prima di prenderci un’insolazione e, dopo esserci cambiati, dal nostro appartamento, questa volta a piedi, avevamo raggiunto l’altra cittadina più famosa della costa slovena: Portorose. Meno affascinante e caratteristica di Pirano, qua avevamo avuto l’impressione di trovarci in una Rimini più elegante e chic, carina ma moooolto turistica! Anche qua avevamo retto poco! Ritornati a casa ci eravamo dati alla cucina, come se fossimo stati in una versione slovena di Masterchef, ansiosi di arrivare al giorno seguente, purtroppo l’ultimo effettivo in terra slovena, perché avevamo prenotato (cosa direi obbligatoria) i biglietti per andare a visitare le Grotte di San Canziano.
Qualcuno di voi si chiederà perché non abbiamo puntato le più celebri Grotte di Postumia… beh, c’erano diversi motivi: intanto facendo un po’ di ricerche queste mi davano l’impressione di essere più autentiche e anche più affascinati, sia per dove erano situate, sia per il fatto che al loro interno si trova il canyon sotterraneo più grande d’Europa. Poi, per quanto mi riguardava, quelle di Postumia le avevo visitate anni prima con i cari amici del BerTour. E mi erano piaciute sì, ma non così tanto da farci un secondo giro.
In quelle di San Canziano, ad oggi, ci tornerei. E vi spiego perché:
Inserite nella lista del Patrimonio UNESCO, il percorso di visita si snoda per circa 3 km, dopo che la guida accompagna il gruppo di visitatori (le visite sono programmate ogni ora), all’ingresso della grotta. Si parte con una passeggiata di circa 30 minuti nella “Grotta Calma”, così chiamata perché non si sente nessun rumore dal fiume Timavo che le passa a ridosso. Attraversando stalattiti e stalagmiti, e scendendo sempre più in profondità, si raggiunge l’immensa gola sotterranea, dove si percorre parte del Canyon (100 metri di altezza per oltre 3 km di lunghezza) seguendo le pareti, per raggiungere poi l’esterno, in un’area degna dei racconti di Tolkien, con una vegetazione abbondante e rigogliosa. Si cammina quindi sul fondo dell’Orrido Okroglica per risalire attraversando infine quella specie di foresta verso la fine del percorso.
All’uscita della grotta aveva iniziato a diluviare, per un po’ avevamo atteso che smettesse ma, visto che la pioggia aumentava e basta, ci eravamo fatti coraggio e attraversato quel fatato percorso sotto l’acqua. E a dire la verità era stato ancora più affascinante. Proprio alla fine del percorso il sole era tornato a splendere, riscaldandoci e asciugandoci. Come a farci capire che quel percorso meritava di essere attraversato accarezzati dalla pioggia.
Stanchi e soddisfatti, rientrati all’appartamento, ci eravamo riposati, sapendo che purtroppo la mattina dopo la vacanza sarebbe finita. E davvero eravamo tristi, perché la Slovenia ci aveva conquistato. Più di quanto potessimo aspettarci. Soprattutto chi ama la natura e i paesaggi incontaminati (senza disdegnare le città, certo) troverà nei suoi luoghi paesaggi mozzafiato. Paesaggi di cui innamorarsi.
Spero davvero con queste due puntate di avervi invogliato a scoprire la Slovenia, o a tornarci. Io vi do appuntamento a venerdì 9 maggio, perché ad aprile Valeriya ed io saremo in giro nel nord della Francia (certo, poi ve ne parlerò) e in seguito andremo a Liverpool a trovare Dan, che già avete conosciuto, e la sua famiglia. E magari anche sul Liverpool ci scapperà un racconto.
Intanto vi aspetto per la puntata numero 50, con un BerTour molto divertente, spostandoci non molto dalla Slovenia. Vi parlerò della Bosnia Erzegovina, per l’esattezza di Sarajevo e Mostar!
Grazie per l’ascolto. E a presto!