Puntata 4 – Le Cappelle Medicee a Firenze

Ognuno possiede una “città del cuore”. Quella città dove ci si sente a casa. Di cui si conosce ogni strada; dove non ci si perde mai perché c’è sempre qualche punto di riferimento a dare sicurezza.
Dove, svoltando ogni singolo angolo, si sa esattamente cosa ci sarà dietro.
E ci si sente felici. Vivi.
In quella città, magari, si ha anche uno o più posti preferiti. Posti che servono per rigenerare mente e corpo.

La mia città del cuore è Firenze.

Ed è custode di molti luoghi famosi (ma anche di altri meno noti), artistici ma non solo, che sanno donarmi una serenità unica.
Io li “sento” quei luoghi.
Quasi ci parlo.
E, su tutti, quello con cui faccio le chiacchierate migliori è una delle sedi dei Musei del Bargello, legate saldamente alla figura del maestro Michelangelo e alla famiglia fiorentina più famosa al mondo: le Cappelle Medicee.

Da oltre 10 anni mi divido tra la Lombardia e la Toscana.
In Toscana la mia base è Marina di Pisa, che è stata il mio porto sicuro negli anni in cui studiavo all’università pisana e anche, poco più di due anni fa, durante uno stage che ho svolto per l’ufficio comunicazione dei Musei del Bargello di Firenze.

Un’esperienza che mi ha arricchito non solo a livello professionale, ma anche umano. Che conservo con affetto nei miei ricordi.

Cerco però di non lasciarmi trascinare dal sentimentalismo e riprendo a scrivere riguardo i Musei del Bargello.

 

Dico Musei, e non Museo, perché con la Riforma sui musei autonomi del 2014, il Bargello divenne il capofila di un gruppo di più realtà museali, formato da Palazzo Davanzati, Casa Martelli, la chiesa di Orsanmichele e le Cappelle Medicee. Oggetto di questa puntata.

Loro hanno rapito i miei occhi dal primo momento in cui ho messo piede al loro interno, prendendosi poco alla volta anche il mio cuore.

Le conoscevo solo di nome praticamente… mea culpa, lo ammetto.

Quando capitavo a Firenze ci passavo spesso davanti, essendo nel cuore della città, ma alla fine per qualche motivo non vi entravo mai.

Sapevo che erano state costruite come continuazione strutturale della Basilica di San Lorenzo per volere della famiglia Medici e che la loro cupola svettava nel cielo fiorentino da secoli, seconda solo a quel capolavoro inarrivabile che è l’opera di Brunelleschi per Santa Maria del Fiore.

La loro importanza è inoltre fondamentale anche a livello simbolico, perché sono custodi dei resti mortali, tra gli altri, del Signore di Firenze per eccellenza: Lorenzo de Medici.

Appunto non solo di Lorenzo, però; ma anche di suo fratello Giuliano e di illustri esponenti della famiglia fiorentina.

La struttura si divide in tre parti principali: Cripta, Cappella dei Principi e Sagrestia Nuova.

La Cripta, il primo ambiente in cui si accede, è formata da basse volte che sembrano voler regalare un caloroso abbraccio di benvenuto. Presenta lastre tombali di alcuni Granduchi medicei, delle loro consorti e di altri familiari.
Degna di nota è la grande statua in bronzo di Anna Maria Luisa de’ Medici. Anche solo per il fatto di essere stata l’ultima rappresentante del ramo granducale della famiglia.

Nella parte centrale è presente anche una ricca collezione di reliquiari provenienti dal Tesoro della Basilica di San Lorenzo. Per gli amanti del genere sarà sicuramente un piacere ammirarli.
Io, però, consiglio di dirigersi il prima possibile a vedere il resto. Perché e lì che si resta senza fiato.

Infatti, dopo un paio di rampe di scale, si apre immediatamente al proprio sguardo la Cappella dei Principi: un’enorme e sfarzosa sala che termina nella maestosa cupola, egregiamente dipinta con stile neoclassicheggiante da Pietro Benvenuti.
Pur visitandola prima della Sagrestia Nuova, in realtà la Cappella è successiva a quest’ultima e fu realizzata a inizio Seicento per ospitare i sepolcri di Granduchi della famiglia vissuti a cavallo tra quel secolo e il precedente.

Passeggiando al suo interno non si può far altro che restare in silenzio e ammirarla. Consci di star vedendo qualcosa di unico al mondo.
I ricchi intarsi in marmo e le decorazioni con pietre dure, madreperla, lapislazzuli e corallo utilizzate per riprodurre gli stemmi delle città fedeli alla famiglia Medici sono il fiore all’occhiello di questo luogo concepito come un mausoleo per donare l’eternità alla famiglia fiorentina.

E pensare che non si è ancora giunti nell’altra sala! Quella progettata e realizzata da uno dei massimi maestri dell’arte.

Perché, almeno per quel che è il mio pensiero, il vero gioiello è lei: la Sagrestia Nuova, opera mai realmente ultimata di Michelangelo.
Fu Papa Leone X a commissionarla all’artista perché, affranto dalla morte del fratello Giuliano (Duca di Nemours) e del nipote Lorenzo (Duca d’Urbino), voleva che li rendesse immortali.

Michelangelo rispose con maestria a questo appello.
Pensata e rimaneggiata più volte tra il 1521 e il 1534, questa stanza in marmo e pietra serena, culminante con una cupola a cassettoni che nelle intenzioni dell’artista doveva ricordare il Pantheon di Roma (monumento funebre per eccellenza), conserva statue tra le più intense da lui realizzate.

Ne scolpì tre per ciascuna tomba.

Due rappresentavano simbolicamente i rampolli della famiglia, vestiti a modi di condottieri romani, le altre quattro invece le allegorie del tempo: Giorno, Notte, Aurora e Crepuscolo.

Di queste il Crepuscolo con la sua potenza visiva mi rapisce ogni volta più di tutte.
Il suo sguardo pensieroso, rivolto verso il basso, calmo, dona serenità a quel possente corpo.
Il volto della statua non è perfettamente scolpito, particolare che più volte si ritrova in alcune opere del Maestro, donando appunto quello suo stile “non finito”, unico.
Stile che viene anche denominato “infinito”.

E, guardando questa scultura, si capisce il perché: davvero l’abilità dell’artista è senza fine, senza tempo.

Quello che però passa a volte quasi inosservato, è che in questa stanza c’è anche una tomba con altre due statue di artisti fiorentini (il Cosma del Montorsoli e il Damiano di Raffaello da Montelupo) e ancora, soprattutto, una settima, toccante, statua di Michelangelo: la Madonna col Bambino.
Fu Vasari a decidere come posizionarle nella Sagrestia dopo che il progetto fu del tutto abbandonato da Michelangelo quando, a causa del clima politico per lui ostile, lasciò definitivamente Firenze.

È difficile pensare, se non lo si sapesse, che questa composizione così modesta rispetto alle altre due è la tomba del più famoso signore di Firenze, Lorenzo il Magnifico, e di suo fratello Giuliano, assassinato durante la Congiura dei Pazzi.

Ho avuto la fortuna di restare più volte nella Sagrestia Nuova durante gli orari di chiusura, immerso nel silenzio. Un silenzio che però sapeva raccontare tutto ciò che quella stanza ha vissuto.
Sembrava vederlo lì, Michelangelo, mentre scolpiva le sue opere.
Ogni volta era davvero emozionante.

E questa emozione diventò pura gioia la volta che, durante alcune operazioni di restauro, mi fu permesso di scendere nella piccola botola che da una delle nicchie della Sagrestia portava alla “stanza segreta di Michelangelo”, spazio chiuso al pubblico dove per alcuni mesi il grande artista trovò rifugio dagli stessi Medici, in quanto temeva ritorsioni per aver sostenuto il governo repubblicano che li aveva cacciati da Firenze.

In questo angusto spazio Michelangelo coprì le pareti di schizzi a carboncino con studi di opere che doveva terminare, che ancora aveva solo immaginato o anche di capolavori passati, come parti del David o alcune figure della volta della Cappella Sistina.
Un vero gioiello. Ho avuto una fortuna straordinaria; ci tenevo a condividerla.

Non è facile, però, descrivere a parole le sensazioni che provai.
Ricordo che cercavo di immaginarmi il maestro mentre, illuminato solo da candele, tentava di placare le sue angosce, abbozzando capolavori sopra quei muri.
E, in quel momento, in quella stanza, mi sono davvero sentito vicino a lui.

Firenze è una delle città più belle al mondo, con musei e tesori unici.
A volte, proprio per il loro numero elevato, si scorda o si dà minor importanza a qualcuno di questi. Compiendo così un grave errore, perché si rischia di perdere la possibilità di scoprire straordinari gioielli.

Le Cappelle Medicee sono uno degli emblemi di quello che è stato Firenze non solo sul piano artistico, ma anche su quello storico e culturale.

Fidatevi di me: andate a visitarle, vi do la mia parola che non resterete delusi.


Come al solito vi invito a seguire le pagine Social di Instagram e Facebook, per vedere le foto dedicate alle puntate di Taste of Art.

Vi aspetto il 19 marzo, con una puntata dedicata a Stoccolma, in un viaggio ispirato dal libro di Stieg Larsson: Uomini che odiano le donne.

A presto!

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