Finalmente si riparte, amici di Taste of Art! Le vacanze sono andate bene? Io non posso lamentarmi… Sono stato in Trentino, a Chicago e qualche giorno a spasso per il Regno Unito! Certo, vi racconterò tutto. Ma ora desidero ricominciare le puntate con questa prima parte del viaggio fatto a cavallo di capodanno scorso in Egitto da me e Valeriya. E inizierò dal Cairo per poi muovermi lungo le sponde del Nilo. Come? Vi ho già parlato del Cairo nella Puntata 7? Vero, ma ci sono stato molti anni fa, e mica avevo visto tutto! Inoltre ho potuto finalmente ammirare, in parte, il nuovo, straordinario, Museo Egizio all’ombra delle Piramidi.
Devo assolutamente parlarvene.
Ecco, faccio partire la sigla e iniziamo!
Il 26 dicembre 2024, alle 14 passate ora locale stavamo prendendo possesso della nostra stanza nel datato ma accettabile City View Museum Hotel affacciato sulla piazza Tahrir, la più importante della città. Anche la più affollata, visto che la sua grande rotonda è uno degli snodi principali del traffico cittadino!
Avevamo dovuto cambiare il nostro iniziale alloggio scelto su booking perché circa un mese prima ci eravamo accorti che le recensioni erano peggiorate drasticamente e poi, a un tratto, proprio l’hotel non sembrava più prenotabile sul sito! Anche se la prenotazione era ancora presente avevamo preferito non rischiare e sceglierne un altro nella stessa zona e questo era stato il primo dai prezzi contenuti ancora disponibile. Effettivamente, di quello in cui dovevamo stare non c’era neanche l’ombra nella via indicata!
Come sapete avevo già visitato il Cairo, Valeriya no. Anzi, non aveva mai visitato proprio l’Egitto. Quindi avevo pensato che poteva essere interessante farle vivere da vicino la città raggiungendo a piedi il famoso e colorato suq di Khan el-Khaili. Eravamo stati tanto seduti tra aereo e taxi, quindi anche lei voleva sgranchirsi le gambe. Dal nostro hotel il mercato distava circa 3 chilometri e lei si era fidata di me per la scelta del tragitto. Dopo quella volta non ha più ritenuto affidabili i miei percorsi per tutta la vacanza.
Allora, lo so che le città nord africane e mediorientali sono sempre molto caotiche, e questo è parte del loro fascino, per me. Anche la volta precedente quasi sempre con i miei compagni del Bertour ci eravamo mossi a piedi… ma mai mi era capitato di finire in un caos come quello vissuto per almeno un paio di chilometri lungo quel tragitto!
Praticamente dopo poco eravamo completamente usciti da qualsiasi itinerario turistico e finiti in strade confusionarie dove si riversavano senza ordine solo abitanti locali che dai vari negozi o bancarelle compravano e vendevano di tutto, dove carretti sbilenchi trainati da magri cavalli o muli che viaggiavano fianco e fianco con auto che sicuramente non avevano lo scarico dei gas a norma e dove davvero regnavano lo sporco e il disordine totale. Amman o Marrakech al confronto erano isole di pace! Vero anche che il Cairo fa quasi 20 milioni di abitanti e purtroppo la qualità della vita è molto scarsa. Quindi avrei dovuto studiare meglio gli spostamenti per non incappare per così tanto, appena arrivati, in quello che però è un puro spaccato di vita della città. Ve ne avevo parlato anche, riguardo il disordine e purtroppo la sporcizia, quando vi avevo raccontato di Garbage City, la città della spazzatura dentro al Cairo. Ecco, almeno quella per fortuna ce la siamo evitata questa volta!
Rischiando di venire investiti o colpiti da oggetti vari alla fine eravamo arrivati nella via di El Moez, una delle più antiche del Cairo, luogo importante a livello turistico per via di alcune tra le più celebri architetture della città vecchia, come il Complesso di Qalawum, capolavoro architettonico del XIII secolo. Qui finalmente l’aria era tornata più respirabile e il caos meno opprimente. Iniziavamo anche a vedere qualche turista. Il Suq merita una visita. Turistico è turistico, per carità. Ma perderci tra le sue luci e i suoi colori ci aveva fatto finalmente rilassare un po’.
Al ritorno avevamo preso un taxi, anche se il traffico, come sempre, era impressionante e per fare pochi chilometri ci era voluta circa mezz’ora. Ma almeno eravamo poi rientrati nella nostra stanza che ci permetteva di ammirare la piazza illuminata con, sullo sfondo, il vecchio Museo Egizio del Cairo. Noi però eravamo impazienti di vedere, il giorno dopo, quello nuovo ed eravamo così stanchi che dopo poco neanche percepivamo più i continui clacson suonare sotto di noi fino a notte tarda nella trafficata piazza.
La mattina, dopo un paio di momenti in cui non capivamo se davvero la nostra guida sarebbe arrivata a prelevarci in hotel con un autista, in quanto le comunicazioni sugli orari di partenza erano state abbastanza approssimative, eravamo finalmente diretti alla meta principale di quel paio di giorni nella capitale: Il Nuovo Museo Egizio a Giza.
Avevo prenotato tramite Get Your Guide una guida affiliata a una agenzia locale, che ci avrebbe accompagnato dentro al museo e a visitare le piramidi.
Si può visitare il tutto anche da soli, ma vi consiglio di appoggiarvi a guide locali, soprattutto per l’entrata alle piramidi che, come diversi anni fa, anche questa volta era stata disordinata e caotica! Più che altro può aiutare a risolvere problematiche logistiche sugli spostamenti.
Ma concentriamoci sul museo.
Ora che mi state ascoltando manca davvero poco per l’apertura ufficiale al pubblico di tutte le aree espositive del museo, fissata per il primo novembre 2025; quando siamo andati noi solo alcune sezioni erano visitabili… però vi assicuro che già bastavano per lasciare ogni visitatore senza fiato!
È decisamente ai primissimi posti tra i musei in cui sono stato. Per dimensione, spazi, collezioni, allestimenti, illuminazione. Pare siano stati investiti circa un miliardo di dollari per la sua costruzione (iniziata nel 2011) e si capisce il perché. È stato realizzato con l’intenzione di renderlo il nuovo simbolo e centro storico culturale dell’Egitto.
L’ingresso, estremamente scenico, con un’enorme statua di Ramses II ci aveva introdotto alle stanze visibili con reperti che spaziavano dalle origini della civiltà egizia fino al periodo finale di dominio greco e romano. Da novembre anche il famoso tesoro di Tutankhamon troverà la sua nuova sede proprio in questa struttura! Magnifico era stato poi scorgere da lontano, attraverso grandi vetrate, il profilo delle piramidi.
Piramidi, e Sfinge, che appunto eravamo andati a visitare poi dall’esterno; qui non mi dilungo perché già vi ho parlato dell’imponenza di questi emblemi dell’archeologia e dell’impotenza che si presenta al loro cospetto. Emozioni provate nuovamente da me anche questa volta e notate con piacere sul volto di Valeriya!
Dopo la classica “tassa turistica” per cui la nostra guida ci aveva fatto passare casualmente sulla strada del ritorno prima da un suo conoscente che vendeva profumi e spezie e poi da un altro che vendeva papiri, eravamo rientrati nel nostro hotel.
Avevamo ancora la mattina successiva per visitare un po’ la città prima di prendere un aereo che ci avrebbe portati ad Assuan, dove il giorno dopo ci saremmo imbarcati su una nave con cui avremmo risalito il Nilo verso Luxor, visitando alcuni dei più celebri siti archeologici dell’Egitto.
Però la nostra ultima mattina al Cairo non volevamo sprecarla, quindi avevo voluto far vedere a Valeriya la nota Moschea di Muhammad Alì alla Cittadella che già la prima volta che l’avevo visitata mi aveva colpito per i suoi interni. Ma dopo ci eravamo spostati a piedi verso due luoghi che neanche io avevo visto e a cui spesso i turisti non dando la precedenza: la Moschea di Al-Rifai e la Madrasa/Moschea del Sultano Hassan. È un peccato che spesso non entrino in itinerari di viaggio, perché ho trovato molta autenticità in entrambi i luoghi.
La moschea di Al-Rifai possiede un’enorme pianta rettangolare di oltre 1700 metri quadrati e, costruita tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, viene chiamata anche Moschea Reale in quanto molti membri della famiglia reale egiziana (la dinastia Alawita) sono sepolti al suo interno.
Se questa ci era sembrata già enorme, il complesso con la Madrasa e Moschea di Hassan ci aveva fatto ricredere. Qui infatti la superficie totale è di quasi 8000 metri quadrati e ci era voluto molto tempo per esplorare tutti i suoi angoli. Calcolate che essendo non solo un luogo di preghiera, ma anche di studio, ci sono molte sale adibite a diverse funzioni. Mi raccomando ricordatevi bene dove lascerete le scarpe all’ingresso, perché essendo visitata da tante persone, soprattutto abitanti locali, può essere (come tutto in Egitto) un po’ caotico il loro ritrovamento!
Per darvi un paio di indicazioni su quanto sia imponente il complesso: le sue mura sono alte circa 35 metri e il minareto della moschea arriva a toccare i 70 metri di altezza!
Visitate con calma e prendendovi, anzi regalandovi proprio, del tempo. Vi resterà nel cuore tra i posti più accoglienti del Cairo.
Rientrati avevamo pranzato all’Octa cafè and restaurant vicino a piazza Tahrir, dove la qualità dei piatti era decisamente sopra la media, ma a buon mercato, e poi ci eravamo diretti con un taxi all’aeroporto principale del Cairo da cui avremmo preso il volo interno per Assuan.
All’andata eravamo atterrati invece al piccolo aeroporto Sfinge. Mentre il principale del Cairo è enorme e, se non siete mai stati in Egitto, vi ricordo di arrivare con largo anticipo, perché i controlli, soprattutto per gli stranieri, sono multipli e ripetuti più volte quasi a giustificare la presenza di più addetti di quanti ne siano davvero necessari. E raramente ne abbiamo trovati di gentili e disponibili. La nostra pazienza era stata abbastanza provata. All’ennesima richiesta di controllo del biglietto, direttamente sulla rampa di scale d’ingresso al nostro aereo, per un attimo avevo visto Valeriya pensare di dare una testata all’addetto dell’aeroporto. Ma l’idea di restare nelle ospitali celle egiziane l’aveva fatta desistere.
Il volo era in ritardo e quindi l’arrivo all’hotel di Assuan era avvenuto in piena serata. Giusto il tempo di dormire e sperare che la mattina dopo qualcuno ci venisse davvero a prendere per accompagnarci dalla guida che ci avrebbe fatto visitare i Templi di File, dove svetta il più importante tempio dedicato a Iside realizzato in epoca tolemaica, prima di essere portati sulla nave a prendere la nostra stanza per i tre giorni successivi.
Dico così perché l’addetta dell’agenzia locale che si occupava della nostra crociera fino alle 23:00 della sera prima non ci aveva fatto avere le informazioni necessarie per capire come sarebbe avvenuto il nostro primo giorno di tour. E tutto sembrava un po’ nebuloso, soprattutto riguardo gli orari. Niente di così strano ma sentivo che qualcosa non sarebbe andato come da organizzazione stabilita.
La mattina infatti, alle 9:00 un autista doveva venire a prenderci. Alle 9.20 non vedevamo ancora nessuno…
Valeriya era rimasta allora con le nostre valigie e io mi ero incamminato lungo la strada, perché immaginavo cosa stesse succedendo. L’autista, infatti, era fermo, circa 300 metri più avanti, che guardava il cellulare e fumava una sigaretta. Il tempo è fugace in africa e qui mezz’ora in più o in meno cambia poco.
L’autista incrociò il mio sguardo e capì che ero il tizio che aspettava di essere raccattato per la misera paga che sicuramente avrebbe ricevuto. Io, facendo finta di niente tornai indietro da Valeriya. E lui dopo due minuti si presentò davanti all’hotel come se niente fosse.
Arrivati al piccolo porticciolo da dove sarebbe partita la barca per la visita del tempio trovammo altri disagiati come noi che ovviamente avevano avuto lo stesso problema di ritardi e dovemmo aspettare il turno successivo per intraprendere la visita.
Ogni momento di attesa in Egitto però, viene ripagato dalle bellezze che si presentano poi davanti agli occhi. Già solo raggiungere dal fiume il tempio era stato emozionante.
Il Templi di File occupano praticamente tutto l’isolotto su cui sono stati spostati dopo la costruzione della diga di Assuan. Infatti l’originario isolotto di File, nel lago Nasser, fu sommerso dalle acque per via del progetto della diga e fu necessario spostare questi gioielli dell’archeologia. Come successe tra l’altro con Abu Simbel. Ma ne parlerò nella prossima puntata. Ovviamente il fulcro del sito è il tempio dedicato a Iside, in ottimo stato di conservazione costruito in granito e altre pietre che regalano lucentezza a tutta la struttura quando è colpita dai raggi del sole. Tutti i rilievi del Tempio raccontano il mito di Osiride anche se nella parte esterna si trovano delle raffigurazioni di epoca romana realizzate sotto Augusto.
Era la prima volta che visitavo un tempio dell’antico Egitto; aspettavo da tanto di riuscirci e come prima meta non mi potevo proprio lamentare!
Terminata la visita, dopo alcuni giri a vuoto perché il nostro autista non sapeva esattamente quale fosse la nave da cui sarebbe partita la nostra crociera finalmente avevamo preso la nostra comoda e molto accogliente stanza.
L’imbarcazione si sarebbe mossa il mattino seguente, quindi avevamo avuto il tempo di fare un giro per Assuan, che però non è nulla di che essendo diventata principalmente una location per smistare i turisti che viaggiano sul Nilo.
Da qui sarebbe partita la parte più rilassante del nostro viaggio, anche se l’ultimo giorno non sarebbe stato avaro di imprevisti e ritardi!
Ma ve ne parlerò con calma nella prossima puntata.
Dovrò parlarvi di diversi siti archeologici, alcuni famosissimi, altri leggermente meno ma che, in realtà, sono riusciti a stupirmi molto di più.
Quindi vi aspetto venerdì 24 ottobre per la seconda parte, dedicata alle meraviglie dell’Egitto tra Assuan e Luxor!