Puntata 11 – I tesori di Ravenna

Mosaico: tecnica decorativa con la quale, per mezzo di frammenti (ordinariamente piccoli cubi, detti tessere musive) di pietre naturali, di terracotta o di paste vitree, bianche, nere o colorate, applicati su una superficie solida con un cemento o con un mastice, viene riprodotto un determinato disegno.

Oppure, utilizzando una sola parola: Ravenna.

Ogni volta che sento parlare di mosaici, in riferimento a siti archeologici, monumenti o musei sparsi per il mondo, la mia mente fa un automatico confronto con ciò che ho visto alcuni anni fa a Ravenna. E che, per me, non trova ad oggi niente che possa reggerne il paragone, riferendosi a quella specifica tecnica artistica.

Ma non anticipo altro.

Ora vi accompagno tra i tesori di Ravenna.

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Poche chiese e luoghi di culto riescono a suscitare nel visitatore lo stesso stupore di quegli autentici concentrati di arte musiva che si possono trovare nell’accogliente città emiliana.

O almeno, per quel che mi riguarda mi hanno completamente, totalmente, estremamente, rapito.

Ravenna già di per sé è una città piacevole da visitare, elegante e ordinata; ma la presenza nel suo territorio di questo patrimonio artistico la rende unica al mondo.

 

Era estate quando trascorsi un paio di giorni in quella che stata la capitale di ben tre antichi regni (il romano, l’ostrogoto e il bizantino) e ammetto di aver capito perché ogni persona che ho conosciuto, e che ha vissuto anche solo per un a breve periodo in questa città, ne parla sempre con la gioia nel cuore e gli occhi che brillano.

Quando ci arriverete però, prima di iniziare la vostra visita dei luoghi entrati nel circuito dei siti Unesco nel 1996, vi consiglio di fare il pieno di energie con la più famosa delle piadine tipiche della zona: fichi caramellati e squacquerone.

State attenti però perché crea dipendenza. Ve lo assicuro!

Quel misto di salato e dolce, dentro alla calda piadina fatta con tanta sapienza in questo territorio, ha accompagnato le mie passeggiate entrambi i giorni… e ancora non riesco a dimenticarmi quanto era buona.

Se riuscirete quindi a non fare indigestione di piadine, troverete qualcosa che non sazierà il vostro stomaco, ma sicuramente il vostro spirito.

Come dicevo, diverse sono le influenze che hanno portato alla creazione di questi luoghi paleocristiani, ma in tutti i mosaici sono il tratto comune che è possibile ammirare perfettamente ancora oggi.

Io ho iniziato la mia visita dalla Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, fatta erigere dal Re ostrogoto Teodorico per celebrare i culti ariani all’incirca nel 505.

La basilica si trova nel cuore del centro storico di Ravenna; da non confondere con Sant’Apollinare in Classe, mi raccomando!

Dopo vi parlerò anche di questa chiesa che si trova poco fuori dalla città, lì dove aveva sede un’importante porto di epoca romano imperiale.

Ma per ora restiamo in centro.

Le tre fasce di cicli musivi che decorano la navata centrale sono l’esatto esempio di ciò che è stato Ravenna: un nodale polo culturale e artistico che nel corso dei secoli ha subito influenze diverse.

Le decorazioni sono infatti sia a carattere religioso, sia rappresentazioni di palazzi e città.

Nella fascia intermedia, sulla sinistra, troverete un’immagine che qualunque storico dell’arte e archeologo riconoscerà immediatamente, essendo una tipica domanda da esame universitario riferita alla prospettiva: l’immagine “a volo d’uccello del porto di Classe”.

Un esempio non consueto nei cicli musivi.

Nonostante l’origine cultuale ariana la basilica prese il nome di «Sant’Apollinare» solo a metà del secolo IX, quando le reliquie del protovescovo furono traslate da Classe, non più sicura a causa delle frequenti incursioni dei pirati.

Per questo, così vicine esistono due basiliche di Sant’Apollinare!

Dopo avevo raggiunto il luogo che maggiormente mi è rimasto impresso nella mente, dove davvero era impossibile non tenere lo sguardo rivolto verso l’alto a fissare con stupore e devozione i mosaici: la Basilica di San Vitale.

Anche se la particolare pianta della basilica incuriosisce e cattura l’attenzione, essendo a base centrale ottagonale invece che classicamente longitudinale, è nella decorazione del presbiterio che si può osservare qualcosa di davvero raro a livello artistico: scene bibliche e simboli cristiani si alternano a immagini dell’Imperatore Giustiniano e di sua moglie Teodora, seguiti entrambi da sfarzosi cortei.

Fidatevi, questo è uno di quei siti che almeno una volta nella vita deve assolutamente essere visto, perché l’unico altro luogo dove ho così fortemente trovato una commistione di religioni, epoche e culture è Santa Sofia a Istanbul.

Non è un caso probabilmente se fu infatti voluta dal vescovo Ecclesio al ritorno da un viaggio nell’antica Costantinopoli nel 525.

Mi sentivo insignificante al suo interno, soggiogato e allo stesso tempo attratto da così tanta bellezza.

Anche Gustav Klimt, dopo la sua duplice visita a Ravenna del 1903, diede inizio a quel periodo della sua pittura chiamato aureo, ispirato a quanto pare dalla vista di questo luogo.

Non che lo stupore si esaurisca usciti da San Vitale, perché anche quel piccolo gioiello del Mausoleo di Galla Placidia e la cupola interna del Battistero Neoniano sono giustamente da inserire nel Patrimonio dell’Umanità.

L’entrata al mausoleo dell’imperatrice romana resta un ricordo che conservo con piacere, in quanto è stata una visita molto intima.

In quel luogo chiuso, scuro, alzando gli occhi pareva di essere in un cielo notturno puntellato dalle stelle.

Edificato a metà del V secolo come terminazione del nartece della chiesa di Santa Croce (da cui fu separato nel 1602), il mausoleo avrebbe dovuto ospitare le spoglie mortali di Galla Placidia; figlia di Teodosio il Grande e madre del giovanissimo Valentiano III, fu la governante reggente in luogo del figlio, a cui era stato affidato il governo dell’Impero Romano d’Occidente. In realtà, Galla, che morì nel 450, fu sepolta non a Ravenna ma a Roma.

La decorazione si articola in molteplici scene, ma quello che è resta impresso è come le decorazioni riescono comunque a brillare, e scaldare l’animo di chi le guarda, anche in carenza di luce.

Entrando invece nel Battistero Neoniano, di forma ottagonale, vi troverete di fronte ad un unicum, per ciò che concerne l’arte paleocristiana e bizantina. È anche da annoverare tra gli edifici battesimali antichi meglio conservato al mondo, sia per la struttura architettonica che per l’interno.

Il suo fiore all’occhiello è poi la cupola, tripartita in fasce che sembrano delle ruote pronte a muoversi intorno al clipeo centrale.

Una visita ai monumenti UNESCO di Ravenna non potrà dirsi completa senza avere visitato la piccola cappella di Sant’Andrea, perla «nascosta» all’interno del Museo Arcivescovile; il sacello rappresenta l’unico esempio di cappella arcivescovile paleocristiana giunta integra sino a noi!

Prendete poi la macchina e recatevi a pochi chilometri dal centro per raggiungere la frazione di Classe, dove si trova l’altra basilica che vi ho accennato in precedenza dedicata al primo vescovo di Ravenna: Sant’Apollinare in Classe.

Sono entrato mentre si stava svolgendo la messa e questo ha reso tutto ancora più intenso ed emozionante. Ho dovuto anche attendere per poter ammirare la decorazione, ovviamente a mosaico, del catino absidale dove al di sotto della rappresentazione della trasfigurazione sul Monte Tabor, si poteva riconoscere al centro la figura di Apollinare.

Quello che mi aveva stupito era che, pur avendo ammirato molto opere della stessa tipologia in poco tempo prima di giungere in quell’ennesima chiesa, non ne ero assolutamente stufo o saturo.

La vera bellezza espande il cuore e non stanca mai.

A Classe inoltre nel 2018 è stato inaugurato il Museo Classis, dedicato alla storia di Ravenna e del suo territorio, che mi costringerà, con molto piacere, a fare nuovamente un giro in queste zone.

Comunque, mi sono concentrato sui luoghi maggiormente noti, ma a Ravenna ci sono altri monumenti, come il palazzo di Teodorico o la Domus dei Tappeti di Pietra che non dovrebbero assolutamente essere tralasciati!

E da ultimo, ricordatevi sempre che c’è una figura illustre da passare a salutare prima di andare via:

A Ravenna, come molti di voi sapranno, è sepolto Dante Alighieri, il sommo poeta.

E tutto sembra proprio collegarsi perfettamente, come le tessere di un mosaico, perché osservando il soffitto del mausoleo di Galla Placidia fu esattamente l’ultimo verso dell’inferno dantesco a passare come un lampo nella mia mente, mentre restavo incantato davanti a tanta bellezza:

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”.


Le parole e i miei racconti di tutto ciò che vedo vogliono solo essere da spunto e stimolo per la visita dei luoghi descritti nelle mie puntate. Potrei dire sicuramente molto di più, dando maggiori dettagli tecnici e artistici, ma sono convinto che toglierebbero qualcosa. Quel qualcosa che solo gli occhi, e le esperienze vissute in certi luoghi, possono regalare.

Nella prossima puntata restiamo sempre in tema di imperatori romani e grandi monumenti, perché vi racconterò di un mio viaggio in Croazia on the road, tra antichi palazzi imperiali e set di serie tv da Golden Globe.

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