Tutte le volte che capito a Parma inizia un perenne scontro tra la mia testa e il mio stomaco.
Nel senso che una parte di me correrebbe a rivedere per l’ennesima volta tutti i suoi gioielli architettonici sparsi per la città e le opere custodite al loro interno, mentre l’altra vorrebbe solo sedersi in un bar a osservare la gente che passeggia, con i ritmi lenti e rilassati di chi sa godersi la vita… e sorseggiare un buon vino accompagnandolo con prosciutto e parmigiano.
Per fortuna spesso riesco a fare entrambe le cose ma, le volte in cui invece il tempo scarseggia, solitamente predomina la voglia di ammirare i capolavori artistici della città.
E tra questi capolavori ce ne è uno in particolare che apprezzo, custodito all’interno di un palazzo tra i più famosi in Italia per le mostre che spesso si realizzano al suo interno, cioè il Palazzo della Pilotta.
L’ultima volta che l’ho visitato è stato proprio per vedere una mostra che si stava svolgendo nelle sue sale.
Non anticipo altro però, dopo la sigla vi dico tutto.
Premetto però una cosa:
Io nella puntata mi concentro sul Palazzo della Pilotta, ma mi raccomando a Parma ricordatevi sempre di fare un salto almeno anche ad ammirare il Duomo e il suo Battistero!
Il Battistero, opera di Benedetto Antelami, è sicuramente uno dei più particolari in Italia per la sua struttura.
Sembra infatti quasi una torre per quanto è slanciato, anche se poi la sua cima dà quasi l’impressione di essere stata mozzata! Sul suo corpo di forma ottagonale (numero simbolo di eternità) si sviluppa lo Zoomorfo, una serie di settantacinque formelle che ricordano un fregio continuo con soggetti umani e animali tratti dalla mitologia e da altri temi medievali dove erano presenti anche esseri mostruosi.
Non che dentro gli affreschi della cupola o delle pareti, dove alcune scene sono state attribuite anche al Buffalmacco, siano poi da meno.
Il Duomo, o meglio la Cattedrale di Santa Maria Assunta, invece rappresenta uno dei maggiori esempi del romanico italiano e il suo gioiello è l’affresco (di epoca però rinascimentale) che decora l’interno della sua cupola, realizzato da Correggio, con la complessa e luminosa rappresentazione dell’Assunzione della Vergine.
Ah, non dimentichiamoci che sempre a Parma Correggio ha lasciato il suo indelebile segno anche nella Camera della Badessa, all’interno del Monastero di San Paolo, con affreschi dallo straordinario effetto illusionistico.
Potrei parlare ancora di altri luoghi estremamente interessanti e di valore a Parma… Ma sono qui per il Palazzo della Pilotta.
Dunque, partiamo dalla sua particolare denominazione:
Il nome del palazzo, realizzato alla fine del Cinquecento circa, deriva dal gioco della “pelota”, dove (per farla molto semplice) si faceva rimbalzare una palla contro un muro, con cui i soldati spagnoli si intrattenevano nel solenne cortile principale chiamato in seguito Guazzatoio.
Iniziato a fine Cinquecento sotto i Farnese e utilizzato in seguito anche sotto i Borbone, questo enorme complesso architettonico è stato poi in gran parte ricostruito dopo un gravissimo bombardamento del 1944.
Il Palazzo attualmente ospita la Galleria Nazionale, il Museo Archeologico, la Biblioteca Palatina (dalla quale è possibile accedere al Museo Bodoniano) e l’imponente Teatro Farnese.
Il Museo Archeologico solitamente non manca mai nelle mie visite (scontato, lo so) anche se l’ultima volta purtroppo era chiuso per restauri e rinnovamento delle sale, cosa che ha affranto me, ma non Valeriya, maggiormente interessata ad altro nel Palazzo!
La Galleria Nazionale ospita al suo interno diverse opere degne di nota, ma io ne ho una che apprezzo più di tutte, che tra poco vi svelerò (intanto, se conoscete le collezioni della galleria, provate a pensarci); però, penso, indiscutibilmente la parte del leone in questo articolato palazzo la fa il Teatro Farnese.
Le sale del Museo Archeologico sono dislocate tra il primo piano e il piano terra e raccolgono reperti che spaziano dall’età del ferro a quella altomedievale con una sala dedicata anche alla sezione egizia. La sezione però di maggior prestigio è quella riservata ai reperti di epoca romana trovati negli scavi dell’antica città di Veleia, in provincia di Piacenza. Il museo nacque proprio nello stesso periodo (il 1760) in cui iniziarono gli scavi della città e i reperti trovati in questo sito archeologico furono tra i primi ad entrarvi, per poi arricchirsi solo in seguito con le altre collezioni.
Oltre alla Tabula Alimentaria (tavola in bronzo sulle istituzioni alimentari regolate da Traiano) e due magnifici ritratti bronzei, ciò che mi impressiona ogni volta sono le dodici statue marmoree a carattere celebrativo della dinastia giulio-claudia (27 a.C – 68 d.C.) ritrovate nella basilica della città, in ottime condizioni.
Io purtroppo l’ultima volta l’ho visitato prima del rinnovamento delle sale espositive, quindi anche sui social eviterò di mettere troppe foto, che ad oggi non sarebbero più veritiere dell’allestimento.
Opere da ammirare non mancano appunto anche nella Galleria Nazionale: non solo dipinti ma anche sculture come il ritratto di Maria Luigia d’Asburgo di Antonio Canova, o le due imponenti statue bronzee dei “Colossi del Palatino” raffiguranti Eracle e Dioniso che dominano il passaggio da una sala all’altra all’interno della Galleria.
E, come già vi ho accennato, un’opera su tutte mi lascia sempre incantato, ogni volta che me la trovo di fronte: La “Scapigliata” di Leonardo da Vinci.
Ho una viscerale passione per Leonardo e non è facile descrivere quello che si prova a osservare quest’opera dalle piccole dimensioni, realizzata su una semplice tavoletta di pioppo, che riesce letteralmente a farmi dimenticare tutto quello che c’è intorno ad essa; resta sempre catturato, direi meglio travolto, dall’espressività del volto della giovane rappresentata dall’artista toscano.
I capelli sembrano quasi muoversi, tanto pare realisticamente in movimento il volto della giovane ritratta dal Maestro fiorentino.
Ad essere precisi, alla Galleria Nazionale si accede dopo essere prima entrati al Teatro Farnese, al secondo piano del palazzo, che da solo merita assolutamente il prezzo del biglietto.
Immenso e avvolgente, questo teatro fu ricostruito dopo il bombardamento del 1944, rispettando il progetto originale (che si rifaceva ai teatri greci e romani) e i materiali utilizzati nel 1617-1618 (periodo della sua realizzazione); oltre ad essere un’entrata unica al mondo ad una galleria espositiva viene anche utilizzato come sede per manifestazioni ed eventi culturali.
Infatti, ad esempio, nell’ultima mia visita, avvenuta durante una deviazione dal viaggio in direzione Mantova insieme a Valeriya di cui vi ho già parlato in una delle precedenti puntate, ospitava sui suoi spalti e negli spazi aperti ricavati sotto di essi parte della mostra dedicata alle originalissime opere di design contemporaneo di Pietro Fornasetti (intitolata Fornasetti Theatrum Mundi”).
Questa mostra era stata un vero e proprio dialogo tra la produzione del celebre artista e gli spazi del complesso della Pilotta.
Impressionante era, proprio nel teatro, vedere i piatti con le iconiche immagini realizzate dal virtuosissimo designer posti quasi come spettatori sugli spalti osservare i visitatori che entravano nel teatro.
Accattivante e originale.
In generale, comunque, quello che proprio mi attrae del Palazzo della Pilotta è la sua essenza.
La sua capacità di essere un luogo sia potente, austero e quasi minaccioso al suo esterno, sia al contempo elegante, raffinato e accogliente al suo interno.
Pochi posti in Italia, secondo me, riescono a regalare a chi li visita tutto questo.
E, proprio per questo, se non l’avete ancora visitato, vi sollecito a non indugiare oltre, e di andare a fare un bel giro a Parma!
Ah, nel caso fatemi un favore: fermatevi davanti alla Scapigliata, e fatele un saluto da parte mia!
Ultima puntata prima di una pausa estiva, che mi permetterà tra l’altro di aggiungere nuove mete ai miei viaggi, di cui ovviamente vi parlerò.
Spoiler: a settembre vi racconterò di luoghi come le Highlands scozzesi o Stonehenge, ad esempio.
Credo che possano meritare l’attesa!
Dunque vi aspetto a settembre, ma controllate i social… non vi lascerò soli!
Intanto vi auguro una buona estate e buone vacanze!
A presto!