Immagino vi sia capitato, a volte, leggendo un libro di immedesimarvi in uno dei personaggi della storia narrata.
Riuscivate a vedervi al suo posto mentre camminavate per le strade, entrando nei locali e nei luoghi che facevano da cornice alle vicende vissute dal quel personaggio. A me, e al mio amico Alessandro, è successo questo leggendo il primo libro della famosa saga di Millennium: “Uomini che odiano le donne”.
Volevamo sentirci come Mikael Blomkvist, camminare per la fredda, intrigante e oscura Stoccolma del libro…
E invece abbiamo avuto modo di scoprire che, più che un set da thriller, la capitale svedese è una città colorata e piena di vita; tutta da scoprire.
Se volete visitarla, dovrete però:
- Essere psicologicamente pronti ad andare magari fuori dal budget di spesa ipotizzato, almeno per le spese serali.
- Avere più social network attivi se non volete restare, sempre per quanto riguarda la sera, in giro e al freddo.
- Allenarvi per bene, se intendete girare in lungo e in largo la città in bicicletta.
Alessandro ed io, in un soleggiato settembre di neanche due anni fa ci trovavamo alle 8 del mattino a Malpensa, per intraprendere il nostro viaggio, che ci avrebbe fatto trascorrere venerdì, sabato e domenica a scoprire Stoccolma, pronti appunto a sentirci come il personaggio del libro che tanto ci era piaciuto.
Peccato che, più che degli aitanti e seducenti reporter, sembravamo due zombie usciti direttamente da The Walking Dead.
Infatti la sera prima eravamo usciti a cena con amici, con l’intenzione di non fare tardi; ovviamente.
Eravamo già sulla strada di casa verso mezzanotte, quando ad Alessandro arrivò un innocente messaggio da parte di altre persone che conosceva, che lo invitavano a bere una cosa al volo insieme in un noto locale milanese.
“Tranquillo, facciamo un saluto rapido e rientriamo”, queste furono le sue parole…
Il risultato?
Il letto alla fine lo toccammo alle 3 e mezza, con la sveglia che era pronta a suonare alle cinque.
Un colorito non proprio sano, causato dal quasi totale after e dal fegato in subbuglio per la sera precedente, non aveva scalfito però la voglia di iniziare il prima possibile il tour della città.
Arrivati all’aeroporto Arlanda, avevamo preso un pullman diretto al centro città e al nostro ostello.
L’ostello era situato a Norrmalm, quartiere vivace e caotico della capitale. La sua via pedonale principale è Drottninggatan che collega il quartiere con il centro storico, l’isola di Gamla Stan, grazie a un ponte che “taglia” il Parlamento svedese.
Ho detto isola, esattamente.
Perché Stoccolma è formata da 14 isole maggiori che affiorano lì dove il lago Mälaren incontra il Mar Baltico.
Gamla Stan fu però la nostra seconda meta della giornata. Perché prima di tutto ci eravamo incamminati a piedi verso un’altra delle isole di Stoccolma: l’isola di Djurgården per visitare il Museo Vasa.
Questo è un museo iconico non solo della capitale, ma dell’intera Svezia. Pensate che è stato realizzato per ospitare l’unica nave del XVII secolo rimasta praticamente intatta: un enorme galeone svedese che affondò durante il suo viaggio inaugurale nell’agosto del 1628. Non una fine gloriosa, a dirla tutta: dopo nemmeno un chilometro di navigazione la nave fu investita da un’onda laterale che la fece rovesciare su un fianco, procurandone l’affondamento. Fu poi rimorchiata nei cantieri navali di Stoccolma nell’aprile del 1961, e restaurata negli anni seguenti.
Insieme alla nave sono stati recuperati migliaia di reperti, tra cui ossa di numerosi uomini della ciurma, oggetti personali e l’equipaggiamento di bordo. Particolarmente significativo è stato il recupero delle sei vele non spiegate al momento del varo, uniche al mondo per il loro stato di conservazione.
Il Museo Vasa fu poi ufficialmente inaugurato nel 1990.
Vi dico però le mie impressioni.
Se si viene a Stoccolma, e si ha davvero tempo, un giro va sicuramente fatto, perché oggettivamente il primo colpo d’occhio alla nave è impressionante. Però a livello di sensazioni, sia il galeone in sé, sia il museo con il suo allestimento, non mi hanno trasmesso emozioni memorabili. Pareva inoltre, a vedere dalle didascalie e descrizioni presenti, o dal modo di porsi dello staff, che fosse quasi obbligatorio sentirsi estremamente entusiasti e affascinati al cospetto di quell’enorme reperto.
Giustamente, per gli svedesi è un vanto, personalmente, in Italia in primis ma anche all’estero ho visto opere maggiormente degne di nota.
Parere personale, comunque.
Riconosco invece al museo la capacità di valorizzare al meglio la propria opera esposta.
Usciti poi dal Vasa ci siamo diretti verso la città vecchia a Gamla Stan.
Il centro storico di Stoccolma, risalente al 1250 circa, è un dedalo di piccole strade su cui si affacciano piazze medievali, chiese rinascimentali e palazzi barocchi.
Pieno anche di bar, ristoranti e negozi abbastanza turistici mantiene comunque intatto un fascino elegante e riservato.
Stortorget, la piazza più antica e famosa di Stoccolma, è il punto centrale della città vecchia e qui si può ammirare il Palazzo della Borsa, la sede di assegnazione del Premio Nobel.
Mentre tornavamo verso l’ostello abbiamo anche ammirato il Palazzo Reale, imponente edificio costruito in stile barocco italiano e il Parlamento svedese.
Ci siamo concessi alcuni minuti a contemplarli mentre il sole tramontava, e i suoi ultimi raggi che si riflettevano nel mare, colorando di un velo dorato i palazzi della città, mi avevano davvero scaldato il cuore.
In quei giorni il tempo ci aveva decisamente favorito, ma era stato davvero uno dei tramonti più suggestivi visto con i miei occhi, in una città, durante un viaggio.
Per la sera avevamo deciso, vista la vasta scelta di locali non lontani dall’ostello, di restare in zona.
Ma dopo un’ora abbondante di giri a vuoto avevamo compreso due cose fondamentali:
Prima di tutto, la maggior parte dei locali dopo le 21:30 ti fa entrare solo se ti sei registrato in lista. E farlo vuol dire utilizzare qualcuno dei tuoi profili social (principalmente Facebook), cercare l’evento della serata nel locale in questione e sperare che qualcuno una volta fatto richiesta ti dia un segnale di vita. Segnale, nel nostro caso, mai pervenuto.
In secondo luogo, come accennato all’inizio della puntata, preparatevi a spendere più del previsto per entrare e consumare nei locali.
Dopo essere stati rimbalzati da più club ne avevamo trovato uno dove, anche senza essere sulla lista, ci lasciavano entrare, ma a condizioni diverse da chi si era registrato. Solo l’ingresso erano 40 euro tondi tondi e ogni cocktail, o anche delle semplici bevande analcoliche, non venivano mai sotto i 12 euro.
Sarebbe stato anche saggio ascoltare con maggior attenzione la musica che proveniva dall’interno del Club, perché, più che a Stoccolma sembrava di stare a El Paso.
Eravamo finiti in un locale di ritrovo della comunità latina della città ma, dopo un paio di pesantissimi cocktail dal dubbio gusto, la musica iniziò a sembrarci accettabile.
A fine serata avevamo quindi deciso che la sera successiva non ci saremmo fatti trovare così impreparati.
La mattina seguente il nodo cardine da sciogliere per continuare il nostro tour della capitale era stato programmare l’itinerario da seguire utilizzando le bici noleggiate all’ostello per percorrere maggiori distanze.
E sul percorso abbiamo fatto un leggero errore di valutazione.
Perché con Alessandro avevamo parlato di prendere le bici e raggiungere i due siti UNESCO della città, il Castello di Drottningholm e il Cimitero del Bosco, per poi nel pomeriggio andare a visitare l’isola che è una tra le location principali dei libri di Stieg Larsoon: Sodermalm, ex periferia operaia e oggi quartiere alternativo e vivace, brulicante di negozi e locali di tutti i tipi il cui cuore pulsante e via principale è Gotgatan.
L’idea era: prima castello, poi cimitero e infine Sodermalm.
Guardando la mappa a me le prime due mete parevano non poco distanti tra loro, ma ricorderò sempre la frase del mio caro, carissimo, amico:
“Ma sì, in tutto saranno una ventina di chilometri, in piano poi. C’è bel tempo e una buona temperatura, sarà rilassante”.
Ecco, entrambi siamo due persone che fanno costantemente attività fisica. Ma vi assicuro che freschi freschi, a Sodermalm, alla fine non ci eravamo arrivati.
Il Castello si trova a ovest della città e dal 1981 è la residenza della famiglia reale svedese, nel 1991 è stato iscritto assieme al parco nell’elenco del patrimonio dell’umanità stilato dall’UNESCO.
La sua costruzione è iniziata nel 1662 ed è chiaramente ispirato al Castello di Versailles.
La vera sorpresa nel raggiungerlo era stata, però, la strada percorsa: pur uscendo dal centro e andando verso sobborghi della città, sempre più immersi nel verde e caratteristici, la maggior parte delle strade erano dotate di piste ciclabili, così come il paio di lunghi ponti attraversati per arrivare alla residenza reale.
In tutto una dozzina di chilometri, e non tutti in piano. Quindi, comunque, venti per tutto il tragitto erano già un calcolo decisamente rivedibile.
Il castello, però, meritava. Davvero una Versailles in piccolo, tenuta come un gioiello.
Al termine della visita ci eravamo poi resi conto, invece, che per tornare e raggiungere il Cimitero del Bosco i chilometri da percorrere erano circa 20! E dovevamo anche fare in fretta, perché il cimitero chiudeva per le 16 e quindi non avevamo molto tempo per vederlo.
Durante la strada di ritorno i ponti e i dislivelli presenti lungo il tragitto iniziarono a risultar più provanti ma, anche in questo caso, ne valse la pena!
Nato da un concorso internazionale organizzato nel 1915, il Cimitero del Bosco fu realizzato da due giovani architetti svedesi (Erik Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz) ed è considerato una fra le maggiori opere architettoniche moderniste al mondo, rappresentando alla perfezione la concezione nordica della natura, in una specie di osmosi del rapporto tra vita e morte. Costruito su un’antica area di cento ettari punteggiata da lapidi disposte ai piedi degli alberi, il Cimitero ospita, tra le altre, la tomba di Greta Garbo, la famosa attrice nata a Stoccolma.
I suoi spazi naturali s’intersecano magistralmente con le strutture architettoniche presenti, facendo quasi dimenticare l’idea di essere in un cimitero, donando piuttosto serenità e pace.
Stanchi, ma felici per ciò che avevamo visto, eravamo pronti per sentirci finalmente un po’ come Mikael Blomkvist. Volevamo aggirarci al tramonto per le strade di Sodermalm, un po’ misteriosi e affascinanti come lui.
Eravamo però disidratati, stanchi e praticamente a stomaco vuoto… il risultato quindi fu che collassammo in un bar in una piazza dell’isola, sedendoci a sorseggiare un paio di birre e ingolfarci di patatine.
Ci alzammo alla fine leggermente brilli e rientrammo all’ostello in sella alle nostre bici attirando l’attenzione di tutte le persone intorno a noi perché in pieno centro guidavamo in maniera assolutamente indisciplinata per gli standard svedesi, canticchiando canzoni italiane a squarciagola.
Molesti e imbarazzanti. Sicuramente non affascinanti.
Recuperata un minimo di dignità con una sana doccia volevamo non farci trovare questa volta impreparati per l’ultima serata.
Non sto a dilungarmi. Dico solo che ci eravamo riusciti a metà.
Perché, eravamo entrati in un locale adocchiato la sera precedente, il Soap Bar, ma non riuscendo a metterci comunque in lista la nostra serata per forza di cose era iniziata alle 21 e 30, prima che gli ingressi diventassero riservati alle liste.
Peccato che, ovviamente, il locale non sì riempì prima delle 23 e 30/mezzanotte.
Quindi avevamo dovuto far passare il tempo sorseggiando e centellinando le consumazioni per non uscirne totalmente spennati. La serata poi si accese e, sinceramente, rientrati in ostello non potevamo proprio lamentarci.
Per chiudere il cerchio, ovviamente come per l’andata anche le ore di sonno al ritorno erano state praticamente nulle. Però non ci sentivamo per nulla stanchi, anzi. Eravamo pieni di energie positive. Stoccolma ci aveva sorpreso più di quel pensavamo. Sarebbero stati sicuramente necessari ancora un paio di giorni per goderne appieno. Paesaggi non usuali, luoghi d’arte, tanto verde e rispetto per la natura; e una bella vita notturna. La consiglio vivamente, se cercate una città per “staccare la spina” in un week end.
Io, sicuramente, ci tornerò!
Nell’articolo ho inseritocome al solito link che potranno tornare utili, per le foto e i video del viaggio invece seguite le pagine Social.
Ci sentiamo tra due settimane, dove tornerò in Italia per parlarvi di Villa Adriana a Tivoli, il sogno diventato realtà di un imperatore.
Ciao a tutti!