Siamo arrivati alla fine di questo 2022 e so che ci tenete tantissimo ad avere un ultimo regalino da parte mia prima delle vacanze natalizie… vero?
Sì, un po’ esagero. In realtà sono io che ho estremamente piacere a salutarvi, e ringraziarvi per il vostro continuo supporto, con l’ultima puntata di quest’anno dedicata al recente week end che ho trascorso a Budapest insieme, quasi scontato dirlo, ai miei amici del BerTour.
E a questo giro, oltre a compiere le nostre decine di chilometri giornaliere a piedi, abbiamo trovato anche il tempo per far rilassare i nostri corpi in quella che è probabilmente la meta più nota della città ungherese.
Secondo me avete capito di cosa si tratta.
Però faccio passare la sigla e poi, nel dubbio, inizio a raccontarvi il mio viaggio a Budapest.
In questo BerTour avevamo avuto anche una new entry, dopo molti anni: Matteo, amico di vecchia data mio e di Bert che aveva deciso di aggiungersi al nostro viaggio. Oltre a noi 3 erano presenti all’appello anche gli inossidabili Alessio e Giuseppe, il quale era estremamente entusiasta all’idea di farci scoprire luoghi meno noti e gettonati della città ma, purtroppo per lui (e un po’ meno forse per noi) alcuni suoi piani erano stati stravolti.
Andando con ordine:
Partiti dal Orio al Serio alle 20 e 30 di venerdì 11 novembre, verso le 22:00 eravamo atterrati all’aeroporto della capitale dell’Ungheria e circa un’ora dopo avevamo depositato i nostri zaini all’Hotel Meininger, affacciato sul Danubio e situato a pochissimi passi dallo storico Mercato Centrale della città.
La mattina seguente sapevamo che, come sempre, la sveglia sarebbe suonata non oltre le 8 perché volevamo sfruttare totalmente l’unica giornata completa a nostra disposizione, ma un primo contatto con Budapest volevamo regalarcelo.
Eravamo quindi scesi per strada e ci eravamo affidati a google maps per trovare un locale aperto nei paraggi dopo una breve passeggiata lungo il fiume, con l’intento di sorseggiare qualcosa prima di andare a letto. Peccato che trovavamo un locale dietro l’altro chiuso e in quel frangente memorabile era stata una frase pronunciata da Bert: “Eh, ma si sa che è così Budapest, non c’è molta la vita la sera”, che sarebbe ritornata più volte nei nostri discorsi la sera seguente; ma a questo ci arriveremo.
Comunque alla fine avevamo trovato un piccolo bar molto accogliente il “A KULONC”, che si definiva, dalla sua insegna, “The Eccentric Pub”. Ed effettivamente eccentrico era il miglior aggettivo per descrivere il suo proprietario, oltre che la location.
Ritornati in stanza e spartitici i letti eravamo collassati per qualche ora.
Alla colazione continentale dell’hotel Alessio e io avevamo ingurgitato senza ritegno tutto ciò che il vasto buffet offriva. Senza fare distinzione tra dolce e salato. Non rendendoci conto che la digestione di tutto quel cibo ci avrebbe accompagnato per l’intera giornata. Gli altri erano stati più contenuti e poco dopo le 9 avevamo intrapreso la visita della città proprio dallo storico Mercato Centrale di Budapest.
Il Mercato centrale è il più grande e il più antico mercato coperto della città. Costruito nel 1897, durante le due guerre mondiali era stato estremamente danneggiato, chiuso per alcuni anni e infine restaurato negli anni novanta del novecento per riportarlo ai suoi antichi fasti.
Essendoci entrati di mattina senza ressa avevamo potuto apprezzare la sua struttura e poi dirigerci verso la prima meta stabilita dal buon Giuseppe: il Museo della Medicina di Budapest.
Ora, per farvi capire quello che pensavamo noi altri di questa scelta, vi faccio presente che perfino la moglie di Giuseppe, che fa il medico di professione, ci aveva detto che se avesse avuto un giorno e poco più per visitare Budapest non avrebbe messo come una delle prime mete da visitare il Museo della Medicina… e noi eravamo dello stesso pensiero! Ma, appunto, Giuseppe a volte si incuriosisce per i luoghi meno gettonati delle città che visita. Spesso scoprendo davvero piccole gemme, gliene do atto… però a volte prendendo anche delle cantonate assurde.
Non è questa la sede per raccontarvi, ad esempio, della volta che ci eravamo persi al calar del sole in mezzo a delle trincee della prima guerra mondiale nei dintorni di Trieste.
Comunque, non avevamo potuto sapere in quale categoria sarebbe rientrato questo museo, perché arrivati al suo ingresso avevamo scoperto che sarebbe stato chiuso fino a marzo 2023 per lavori di restauro. Per la totale tristezza di Giuseppe.
Da lì allora ci eravamo mossi verso la collina con il quartiere del celebre Castello di Buda dove, dalle terrazze del suo parco, era possibile ammirare tutta la città dall’alto.
Il Castello di Buda dal 1987 fa parte del Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO ed era dimora dei regnanti ungheresi. Edificato intorno alla metà del 1200, la parte più antica della struttura che oggi però è ancora visibile fu eretta nel XIV secolo.
Il palazzo fu distrutto durante il grande assedio del 1686, quando Buda venne catturata dalle forze Cristiane alleate e poi restaurato ma, visto che proprio non poteva sperare di restare tranquillo e intatto, nel 1849 l’esercito rivoluzionario ungherese iniziò un assedio contro le truppe austriache e la struttura fu per l’ennesima volta bersagliata da colpi di artiglieria. Subito ricostruito subì però nuovi e ingenti danni durante la seconda guerra mondiale.
Ora per fortuna si erge, monumentale e splendido, a controllare dall’alto Budapest.
Speriamo non venga più danneggiato!
Non eravamo entrati nel castello e avevamo continuato a passeggiare sulla collina, osservando gli altri palazzi storici che formano il nucleo antico di questa parte della città per raggiungere invece due delle sue più famose e apprezzate strutture architettoniche: la Chiesa di Mattia e il Bastione dei Pescatori.
Eretta tra il XIII e il XV secolo, la Chiesa di Mattia, nella quale lo stile neogotico attualmente è quello maggiormente visibile nelle sue forme, durante il dominio turco della città era stata anche convertita in moschea. Non la conoscevo assolutamente e, per quanto già la sua architettura esterna avesse catturato la mia attenzione (soprattutto il suo tetto rivestito dalle caratteristiche piastrelle di ceramica della storica ditta ungherese Zsolnay), era stata l’originalità dei suoi interni a rapirmi totalmente.
Infatti era decorata con affreschi che sono stati realizzati principalmente durante il suo restauro, avvenuto nel XIX secolo. Parte degli affreschi affrontano temi di origine rinascimentale, altri invece temi orientali a ricordo della dominazione ottomana.
Fuori dalla chiesa avevamo camminato lungo i circa 140 metri in cui si articola il celebre “Bastione dei Pescatori”, anch’esso patrimonio dell’Umanità UNESCO in quanto inserito sempre nel quartiere del castello di Buda.
Questo splendente capolavoro dell’architettura dai colori candidi affacciato sul Danubio è stato costruito mescolando stili neogotico e neoromantico tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento ed è caratterizzato da sette torri di avvistamento le quali simboleggiano le altrettante tribù ungheresi conquistatrici dei territori che avrebbero poi formato il Regno d’Ungheria.
Prese il nome dal sottostante quartiere dei pescatori ed è palesemente uno dei punti panoramici migliori di Budapest.
Ci era venuto poi un leggero languorino, anche a me e Alessio comunque ancora intenti a smaltire tutto quello che avevamo mangiato a colazione, e quindi ci eravamo fermati nel piccolo locale a poca distanza dal Bastione, il BBQ Grill Terasz, che già dal nome faceva intuire cosa proponeva il loro menu.
Io avevo preso una specie di stufato di carne con patate e cipolle grigliate a parte. E i miei amici altri piatti simili. Non esattamente consigliati per proseguire le lunghe camminate che ancora ci aspettavano, ma davvero super gustosi. Se mangerete lì sappiate che le dosi sono abbondanti. Quindi sarà un po’ proibitivo rialzarvi scattanti dal tavolo.
Noi però avevamo ancora tanto da vedere e non potevamo permetterci il lusso di restare per troppo tempo seduti; avevamo proseguito lungo il Danubio, fermandoci a osservare sulla riva opposta alla nostra l’imponente Palazzo del Parlamento, il simbolo della città realizzato in stile neogotico a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Sicuramente di sera, illuminato, deve apparire più affascinante, ma anche con la luce naturale del giorno faceva la sua gran bella figura.
Continuando a passeggiare lungo il fiume avevamo raggiunto la Margitsziget, l’Isola di Margherita, originale isolotto tra le rive del Danubio, brulicante di locali, aree verdi, centri sportivi e notevolmente frequentato.
Non conoscendo bene Budapest stavo davvero apprezzando tutto ciò che di bello si palesava ai miei occhi. È proprio una città da non sottovalutare per un piacevole week end.
Per ottimizzare i tempi, e far riposare un filo i piedi dopo aver visto l’isola, ci eravamo tolti lo sfizio di provare la storica metropolitana della città, la più antica dopo quella di Londra, per raggiungere la Piazza degli Eroi e da lì il Castello Vajdahunyadcon il Museo dell’Agricoltura al suo interno. Giuseppe affermava che voleva vederlo perché c’era anche il buon Matteo, che essendo un risicoltore lo avrebbe sicuramente apprezzato, ma in realtà era semplicemente l’altro museo “non convenzionale” inserito nella sua personale lista. E visto che con quello della medicina era andata male, voleva vistare almeno questo.
Bisogna dire che la location oggettivamente era notevole: il Castello Vajdahunyad era stato realizzato in una pura commistione di stili e immerso nel grande parco Városliget, il parco cittadino di Budapest.
Il museo possedeva anche alcune interessanti sezioni, però personalmente ero rimasto soprattutto colpito dalla sua struttura, più che dalle collezioni e reperti presenti. Usciti dal museo quando ormai il sole era calato avevamo potuto però ammirare la vasta Piazza degli Eroi illuminata ad hoc, quasi da sembrare una scenografia pronta per l’inizio di uno spettacolo o di un evento, e capire perché anche questo luogo è inserito tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Incastonata tra il Museo delle Belle arti della città e la galleria d’arte Műcsarnok, possiede al centro il Monumento del Millenario con le statue dei capi delle sette tribù magiare che hanno fondato l’Ungheria alla fine del IX secolo ed altre statue di personalità simbolo della storia ungherese. La costruzione del memoriale iniziò quando fu celebrato il primo millennio dell’Ungheria nel 1986, ma vide la fine solo trent’anni dopo circa.
Anche se la temperatura iniziava ad abbassarsi avevamo deciso di tornare a piedi verso il centro, per dirigerci in un locale che mi era stato consigliato da Valeriya, che aveva già visitato Budapest, e che cercando su internet avevo letto essere uno dei più noti della città: il Szimpla Kert.
Vi ricordate l’affermazione che aveva fatto Bert, dettavi a inizio puntata, sul fatto che secondo lui Budapest la sera non doveva essere poi così tanto viva? Ecco, mai frase fu più sbagliata.
In questo locale infatti non eravamo riusciti a entrarci né prima di mangiare in un ristorante greco in quella zona, né dopo cena, dopo essere anche passati in ostello per darci una rinfrescata, tanto era costantemente lunga la fila per entrare.
In compenso avevamo sorseggiato un paio di birre in pub sempre sparsi nelle vie adiacenti (palesemente quello doveva essere il quartiere fulcro dei locali) e più tardi scoperto un altro paio di club, tra cui il movimentato Ellatò, pieni di gente intenta a godersi la propria serata.
Decisamente il sabato sera di Budapest può tranquillamente essere definito vivo!
Rientrati in stanza avevamo poche ore a disposizione per recuperare qualche energia, prima di andare a farci un bagno nelle iconiche Terme Gellert. Queste terme erano state realizzate negli anni dieci del Novecento seguendo i dettami stilistici dell’Art Nouveau e ampliate una decina di anni dopo; danneggiate, come molti alti luoghi di Budapest, durante la seconda guerra mondiale dai bombardamenti sovietici, erano state infine ricostruite, diventando uno dei punti più rinomati della capitale ungherese.
Queste terme sono tra le più belle architettonicamente di tutta Europa, con mosaici colorati e altre decorazioni originali che le rendono uniche per forma e stile. Infatti statue e vetrate dell’edificio furono realizzate da famosi artisti dell’epoca, nelle sale da bagno si possono vedere alle pareti le splendide piastrelle in ceramica della manifattura Zsolnay, che già vi ho citato nella Chiesa di Mattia.
Non siamo esattamente tipi da terme, e questo si notava soprattutto nella poca dimestichezza iniziale che mostravamo nel muoverci e capire quali vasche fare per dare un senso logico alla nostra visita e poi dal fatto che non riuscivamo a spostarci tra le varie zone senza fare rumore, scattare foto, fare video, oltre a ridere e scherzare… mentre tutti cercavano riposo, pace e relax. Molesti come pochi!
Io e Giuseppe inoltre ci eravamo esaltati nel passare più volte dalle vasche calde a quelle gelide per vedere chi resisteva di più dentro a quella a bassa temperatura, e avevo perso nettamente. Comunque la parte la parte più bella e caratteristica delle terme è la zona con le vasche all’aperto. Davvero elegante. E noi avevamo trovato quella mattina un clima ottimo per poterle apprezzare.
Unica cosa da tenere a mente: se ci andate nei week end entrate subito all’orario di apertura, come avevamo fatto noi, perché a mezzogiorno aveva iniziato a riempirsi in maniera esagerata.
Noi però, appunto, avevamo esaurito il nostro tempo e con un taxi eravamo arrivati all’aeroporto dopo questo nostro breve, ma intenso, BerTour.
Però, calcolando che gli ultimi BerTour che abbiamo fatto si sono sempre svolti in luoghi tendenzialmente freddini, abbiamo imposto al nostro mentore di cercare prossimamente una meta dove non sia necessario avere addosso piumini o cappotti.
Quindi, spero di potervi presto parlare di qualche destinazione nord africana, mediorientale… o almeno dell’Europa mediterranea. Se non si è capito necessito di luoghi caldi!
Ma intanto concludo questa puntata invitandovi, se non lo avete ancora fatto, a visitare Budapest!
Arrivati alla fine della puntata e di questo secondo anno di Taste of Art.
La prima puntata era uscita il 22 gennaio 2021 e io nel 2023 vi aspetto, se vorrete, all’incirca nella stessa data: per esattezza venerdì 20 gennaio.
Per riprendere insieme il racconto dei miei viaggi e dei luoghi che visito in Italia e all’estero.
Buone feste a tutti e all’anno nuovo!