Puntata 43 – L’elegante Parigi (Parte 2)

Bentornati, miei carissimi amici di Taste of Art.

Ci eravamo fermati alla sera del 31 dicembre, quando Valeriya ed io avevamo festeggiato l’ultimo giorno dell’anno con la straordinaria cena nella camera del nostro hotel che avete avuto modo di ammirare nelle storie messe sulle pagine social del podcast.

Come vi avevo detto però era stata una scelta saggia, perché la mattina seguente avevamo ricominciato a macinare chilometri per proseguire la nostra piacevole esplorazione di Parigi.

Volete sapere con cosa avevamo iniziato quel giorno?

Non mi dilungo oltre allora e riprendo il racconto dei nostri giorni a Parigi.

Puntata 43_Elegante Parigi (Parte 2)_Copertina Blog

Utilizzando la metro, avevamo raggiunto praticamente il lato opposto della città rispetto al nostro hotel, e in un silenziosissimo e quasi surreale primo giorno dell’anno ci eravamo immersi nel malinconicamente affascinante, e vastissimo, cimitero di Père Lachaise. Questo cimitero è famoso in quanto vi trovano riposo personaggi come Maria Callas, Eugène Delacroix, Molière, Edith Piaf, Oscar Wilde e Jim Morrison.

 

Vi consiglio però, se vorrete visitare i luoghi di sepoltura di alcuni di questi, o anche di tutti loro, di cercare online una mappa del cimitero, perché è davvero molto vasto ed è facile perdersi. Era stato piacevole visitarlo anche perché quella mattina non era invaso dai turisti e in questo modo avevamo potuto avere un’esperienza più intima e maggiormente rispettosa del luogo.

Al termine della visita avevamo trovato ristoro lì vicino, all’Hotel l’Ami Justin Restaurant e finalmente avevo mangiato un croque madame alla francese degno di questo nome.

Tornati poi verso il cuore della città avevamo girato senza una meta specifica in quanto alcuni dei luoghi che volevamo visitare erano chiusi per il primo giorno dell’anno e quindi, dopo aver passeggiato per gli Champs Elysées brulicanti come sempre di turisti fino all’imponente Arco di Trionfo voluto da Napoleone per celebrare la vittoria di Austerlitz e successivamente ammirato la Tour Eiffel dal noto punto panoramico del Trocadero eravamo tornati nella zona di Montmartre passando davanti anche allo storico Moulin Rouge, luogo simbolo del can-can e della Belle époque.

La salita verso Montmartre dopo un’intesa giornata di cammino era stata abbastanza impegnativa, ma davvero credo sia una delle zone di Parigi che maggiormente merita di essere vissuta e la fatica era stata ripagata dall’inebriante atmosfera che si percepiva in ogni suo vicolo, architettura, piazza, negozio e locale.

Il giorno seguente purtroppo in clima non ci aveva graziato come nei giorni precedenti e quella che doveva essere una delle mete più accattivanti di tutte aveva purtroppo perso un po’ del suo fascino.

Avevamo infatti prenotato i biglietti per la Reggia di Versailles, distante venticinque minuti circa con i mezzi pubblici dal centro di Parigi ed eravamo arrivati all’ora indicata per entrare; però ad ogni fascia oraria corrispondeva una rispettiva coda che veniva smaltita nell’arco di 45 minuti circa e il fatto che ci fosse un vento assurdo, unito a un’abbondante pioggia, aveva reso l’attesa un vero strazio.

Umidi e infreddoliti eravamo entrati nella Reggia e, con un clima del genere, le sue sale erano purtroppo intasate di turisti in quanto era impossibile visitare i giardini, che probabilmente erano ciò che più di tutto rappresentava il fiore all’occhiello di quella sfarzosa struttura.

Però è innegabile, anche con il brutto tempo e intasata di turisti, merita di essere ammirata:

Importante casino di caccia di Luigi XIII, divenne però la residenza reale (ampliata e abbellita) durante il regno di Luigi XIV, il Re Sole, che qui decise di risiedere e portare anche tutta la corte reale con sé. Si dice che lo fece per poter controllare con maggiore facilità, isolandoli, i nobili di Francia che vivevano a stretto contatto con lui.

All’esterno sicuramente la parte architettonica più affascinante è la Corte di Marmo, struttura centrale della Reggia facente parte dell’originario casino, ma trasformata, abbellita e resa monumentale per volere del Re Sole. All’interno, invece, tra le tante stanze degne di nota, spicca la Sala degli Specchi, monumentale sala di passaggio totalmente rivestita da specchi alle sue pareti e decorata con stucchi e pitture di altissima qualità. Questo è inoltre un luogo di fondamentale importanza storica: qui fu firmato il famoso trattato di Versailles del 28 giugno 1919 che pose fine alla Prima Guerra Mondiale.

Dopo la visita alla Reggia, con un solo ombrello a tentare di proteggerci, visto che l’altro ci aveva abbandonato durante l’infinita attesa in coda, letteralmente distrutto dal vento, eravamo passati a salutare un mio caro amico Alessandro e la sua compagna Belen che insieme al loro simpatico bambino Leonardo vivono a Parigi, e avevamo trovato un po’ di caldo e ristoro prima di tornare definitivamente in stanza per recuperare tutte le energie necessarie per goderci l’ultimo giorno pieno in terra francese.

Per fortuna il sole era tornato a splendere già dalla mattina mentre ci dirigevamo verso la Cattedrale di Saint Denis, raggiungibile in una ventina di minuti dal nostro hotel utilizzando sempre l’ottima ed efficiente metropolitana che collega tutta l’area che circonda Parigi.

Sognavo di vederla da moltissimo tempo e, non avendo potuto visitare Notre Dame, la devo erigere a più bella chiesa vista in quei giorni. Oltre a essere in generale una delle più belle chiese in cui sia mai entrato in assoluto.

La Basilica di Saint Denis è una delle massime rappresentazioni dell’architettura gotica, punto cardine sempre presente nei libri di storia dell’arte. E vedendola dal vivo non è difficile capirne il perché: sorta nel luogo dove era situato un cimitero gallo romano con una prima e più semplice struttura realizzata durante il periodo Merovingio e Carolingio, fu all’abate Suger, consigliere di Luigi VI e Luigi VII che si deve l’attuale capolavoro del 1140 circa. Come già detto, è un pregevole esempio dell’arte gotica in quanto è stata la prima struttura con questo stile architettonico a sorgere in Francia e le vetrate che la decorano, insieme al rosone, sono veri capolavori. Anche se la cosa che maggiormente emoziona è passeggiare tra le sue navate e nella cripta per scoprire chi vi è sepolto. Perché qui è presente la più importante necropoli reale di Francia: senza starli a citare tutti vi dico solamente che qui vi troverete a pochissima distanza da Pipino il Breve, Luigi XIV e Maria Antonietta.

Ero davvero rimasto senza parole. Affascinato e stupito.

Ritornati in centro a Parigi avevamo raggiunto il Pantheon, che per nome rimembra ovviamente l’architettura romana della Città Eterna ma, per quanto esteticamente pregevole, non può rivaleggiare con essa. Resta il fatto che stiamo comunque parlando di una struttura imponente, nata come semplice chiesa cattolica in stile neoclassico ma nel tempo diventata un vero e proprio mausoleo dove hanno trovato il riposo finale diversi personaggi illustri della storia francese; personalmente per me era stato emozionante fermarmi davanti alla tomba dell’autore del mio libro preferito: Alexandre Dumas, che scrisse “I tre moschettieri”.

All’interno del Pantheon è possibile ammirare inoltre un’interessante riproduzione a grande scala del Pendolo di Foucault, esperimento realizzato per dimostrare la rotazione della Terra per merito dell’effetto della forza di Coriolis.

A poca distanza dal Pantheon, visto che iniziavamo ad avere un certo languorino, l’occhio vigile di Valeriya aveva notato un piccolo locale che vi consiglio vivamente, se amate le uova e non solo: l’Egglicious! Questo è un piccolo locale dove, unendo sapori francesi e orientali, dentro a una specie di grande toast dal dolce pane potete trovare una soffice frittata unita a diversi altri alimenti e salse gustosissime. Sazi e soddisfatti c’eravamo poi diretti verso uno dei luoghi che ho trovato più caratteristici e interessanti della città, cioè il Rivoli 59, centro di arte contemporanea nel cuore dell’omonima via creato all’interno di un palazzo haussmanniano rimasto abbandonato per anni. Dopo diverse vicissitudini nel 2009 è diventato ufficialmente un luogo dove artisti di qualunque nazione hanno degli spazi a loro dedicati per realizzare la loro opere, esporle e venderle. E la cosa più interessante era stata osservare dal vivo alcuni di questi talentuosi artisti all’opera!

Arte fa venire voglia di ancora più arte, almeno a noi, e quindi non potevamo non andare al Museo Marmottan Monet, e già dal nome capiterete a quale artista francese è principalmente dedicato. Al suo interno è possibile, tra tantissime delle più note opere dell’artista (principalmente donate dal figlio nel 1966), vedere quella che ha dato il nome alla corrente artistica dell’impressionismo: Impressione, levar del sole, capolavoro del 1872.

Per chi ama l’impressionismo non può che essere una meta obbligata.

Non restava molto tempo prima che altri musei e luoghi d’arte chiudessero, quindi anche se per me era stato difficile scegliere (Valeriya era ormai più che soddisfatta con le opere di Monet) tra il Museo Rodin o L’Hotel National des Invalides, alla fine avevo optato per il secondo. Perchè ci tenevo a vedere quell’enorme struttura che più volte era apparsa davanti ai nostri occhi in quei giorni e, soprattutto, volevo visitare la tomba di Napoleone, posta nella cripta dell’Englise du Dome, facente parte di questo articolato complesso architettonico.

L’Hotel National des Invalides, è una delle più imponenti strutture in stile barocco di Parigi, commissionata da Luigi XIV per ospitare e assistere gli invalidi di guerra.

Ora al suo interno si trova l’allestimento del Museo dell’Esercito, tra i più grandi musei militari del mondo e nella Cappella Reale posta dietro la chiesa del complesso, come già accennato, è conservata la tomba di Napoleone Bonaparte.

Per esattezza le ceneri del grande condottiero si trovano nella cripta, una struttura decisamente celebrativa di Bonaparte in quanto oltre al grande sarcofago in quarzite rossa tutt’intorno sono anche presenti dodici vittorie a ricordare le campagne militari del famoso generale.

Giusto poco appariscente.

Usciti, con ormai il sole tramontato, avevamo fatto un’ultima passeggiata verso la Senna poi, così come ci aveva accolto, Parigi ci stava salutando con molta pioggia e per questo avevamo preso la metro per tornare in hotel. Felici per tutto quel che avevamo contemplato, ma al contempo tristi per il fatto che la vacanza era finita.

Inoltre, più giravamo in quei giorni, più ci rendevamo conto che tante altre cose avrebbero meritato una nostra visita. Per questo in cuor nostro sappiamo già che torneremo in quella che, senza difficoltà, posso definire una delle più belle città al mondo.

Victor Hugo affermò che “respirare Parigi conserva l’anima”.

Mi trovo totalmente d’accordo con queste parole.


Sperando che questo racconto di Parigi attraverso le ultime due puntate vi sia piaciuto e vi abbia interessato vi aspetto, se vorrete, venerdì 31 maggio per parlarvi di un nuovo viaggio del BerTour, dove questa volta, solo Bert ed io, siamo andati alla scoperta di una delle ultime capitali europee che mancavano al nostro appello: Amsterdam!

Come sempre, vi ringrazio per l’ascolto, e a presto!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *