Puntata 35 – Tra Pitigliano e Pienza

Buon inizio di questo nuovo anno, carissimi amici di Taste of Art.

Siete riusciti a riprendere la normale routine senza troppi traumi?

Io sto facendo ancora fatica, mi ero ben abituato alle vacanze natalizie; anche perché proprio in questa puntata vi parlerò di due borghi della mia amata Toscana che ho visitato durante le feste. E che quindi mi rimandano a quei giorni di relax.

I due borghi in questione sono Pitigliano, soprannominata anche “la piccola Gerusalemme”, e Pienza, la città ideale del rinascimento di Papa Pio II.

La prima non l’avevo mai visitata, e neanche Valeriya, e quindi ci eravamo regalati un soggiorno di una notte lì per godercela con calma.

La seconda invece io già la conoscevo, ma sulla strada del ritorno verso Marina di Pisa ci tenevo a farla vedere a Valeriya per la sua unicità… e anche perché c’era una foto che volevo assolutamente scattare, per citare uno dei più famosi film di Hollywood.

Ma, prima di parlarvi di questo mio mal riuscito tentativo, dopo la sigla inizio a parlarvi di Pitigliano.

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Perché questo piccolo borgo nel sud della Maremma, straordinariamente edificato su uno sperone di tufo che si erge a strapiombo creando un’immagine da togliere il fiato, pur avendo origini etrusche viene soprannominato “piccola Gerusalemme”?

Beh, perché nel XV secolo una numerosa comunità ebraica, attiva e ben radicata anche nei secoli seguenti, aveva messo proprio in questo borgo toscano le sue radici. E oggi è ancora possibile, passeggiando tra un vicolo e l’altro di Pitigliano, raggiungere il quartiere ebraico dove è presente anche la sinagoga.

 

Però oltre alle antiche origini etrusche, e alle influenze ebraiche, il borgo ha vissuto importanti periodi di notorietà e splendore anche durante l’epoca romana e quella rinascimentale, come può attestare il Palazzo Orsini, edificio fatto restaurare dall’omonima nobile famiglia romana tra il Quattrocento e il Cinquecento, quando furono signori della città, e che oggi ospita al suo interno il Museo Archeologico e il Museo del Palazzo con reperti che spaziano dall’epoca medievale a quella rinascimentale.

Poi, come in molte altre città e borghi della toscana, si può sempre trovare lo zampino di un’altra notissima e nobile famiglia: i Medici. Anche loro furono padroni della città e infatti, dentro alla piccola, ma pregevole, chiesa romanica di Santa Maria e San Rocco (che personalmente mi ha colpito nettamente di più del Duomo, la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo) è possibile distinguere nettamente sopra all’abside il simbolo della leggendaria famiglia fiorentina.

Pitigliano comunque, più che per luoghi o monumenti specifici, è piacevole da vivere, passeggiando per i suoi accoglienti vicoli e visitando i negozi locali alla ricerca dei prodotti tipici della zona. Ah, a riguardo, se vi piace il vino bianco non potete andare via da lì senza aver assaggiato, e magari comprato, il Bianco di Pitigliano, tra i primi vini italiani a essere dichiaro DOC.

E questa denominazione se la merita tutta.

Valeriya e io eravamo arrivati verso ora di pranzo, e dopo aver trovato un tavolo libero nel gradevole ristorante “La Pappalpomodoro“, dove oltre alla bontà dei piatti era stata anche molto apprezzabile la gentilezza e simpatia del gestore di sala e del resto dello Staff, avevamo depositato le nostre borse al Cantuccio, piccolo appartamentino nel cuore del borgo a cui il disponibile proprietario, Fabrizio, regala un tocco artistico grazie ai dipinti di pregevole fattura da lui realizzati che è possibile ammirare all’interno dell’appartamento.

Pur essendo un piccolo borgo, ci eravamo goduti per un paio d’ore abbondanti ogni sua viuzza, osservando i suoi abitanti e lasciandoci catturare da questo posto sospeso nel tempo.

Avevamo visitato solo dall’esterno il Palazzo Orsini perché, complice anche il clima mite, trovavamo maggior piacere a restare all’aperto a passeggiare in questo posto unico, dove le sue abitazioni sembravamo quasi uscire in maniera naturale dal tufo che sorregge il borgo.

Cenato con ottimi pici al tartufo e altre leccornie nel ristorante “il Grillo“, la mattina seguente avevamo lasciato soddisfatti Pitigliano per tornare verso Marina di Pisa deviando però, come vi ho già accennato, in direzione della Val d’Orcia per un fugace sguardo a Pienza e a un paio di famosi luoghi nelle sue vicinanze.

 

In auto, si capisce perfettamente dove, improvvisamente, inizia la Val d’Orcia.

Di colpo, come dal nulla, colline con campi curati come se fossero piccole, inimitabili, opere d’arte, appaiono alla vista, incorniciando antichi casali e borghi.

Che poi, effettivamente, queste colline sono davvero opere d’arte: basta pensare che dal 2004 sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco per la loro unicità e bellezza; il centro storico di Pienza, invece, ancora prima era entrato nella famosa lista: nel 1996.

Arrivati nel paesino in provincia di Siena, luogo di nascita di Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini, futuro papa Pio II, da lui trasformato in una “città ideale”, lo avevamo trovato purtroppo molto affollato… effettivamente era la mattina del 31 dicembre!

Avevamo fatto un po’ fatica a trovare parcheggio, ma questo ci aveva permesso di goderci la passeggiata panoramica che accompagna i visitatori verso il borgo e si affaccia sulle sue romantiche e magnifiche colline.

Come vi ho detto Papa Pio II Piccolomini era nato qui, ed era così affezionato al suo luogo di origine da volerlo rendere un vero gioiello che, per bellezza, potesse competere che le più note e grandi Firenze e Siena.

Infatti, fino ai primi anni del Quattrocento, il borgo (che in origine si chiama Corsignano, e prese il nome Pienza – città di Pio – proprio dopo la prematura morte del Papa) versava in una situazione di degrado e il Papa decise di dare nuova linfa al luogo natio.

Affidando i lavori a Bernardo Rossellino, in circa quattro anni questo luogo divenne uno dei più pregevoli emblemi del Rinascimento.

Il cardine di questo rinnovamento era stata la Piazza dedicata a Pio II, dove si trovano le quattro architetture principali di Pienza: il Palazzo Piccolomini, il Duomo, il Palazzo Comunale e il Palazzo Vescovile (conosciuto più comunemente come Palazzo Borgia).

Il Palazzo Piccolomini, in bugnato liscio all’esterno e a pianta quadrata su tre piani con un’area terrazzata che domina la Val d’Orcia e il Duomo, con la sua imponente e particolare abside divisa in tre cappelle, sono decisamente il fiore all’occhiello della “Città di Pio”.

Il punto panoramico antistante la Piazza fa comprendere poi facilmente perché questi paesaggi sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2004.

Non posso descriverlo a parole. Posso solo consigliarvi, se non lo avete ancora fatto, di venirlo a contemplare con i vostri occhi.

Scappati però dalla ressa di turisti avevo convinto Valeriya a raggiungere il famoso viale con i cipressi diventato meta imprescindibile degli amati del cinema per essere stata la location di una delle scene più iconiche del Gladiatore, il film con Russell Crowe.

Per inciso parlo della scena finale quando lui (dubito che a distanza di oltre vent’anni possa fare uno spoiler, ma nel caso evitate di sentire i prossimi dieci secondi di puntata) una volta molto si ricongiunge nei campi elisi ai suoi cari.

A piedi dal centro di Pienza avevamo raggiunto, in discesa, la Pieve dei Santi Vito e Modesto a Corsignano e da lì intrapreso, in costante discesa, la non asfaltata strada di Terrapile, che conduce all’agriturismo omonimo. C’era il sole e faceva abbastanza caldo per essere a dicembre quindi, dopo aver assecondato le mie volontà, scattandomi foto dove imitavo il leggendario Decimo Massimo Meridio senza riuscire però ad apparire in alcun modo epico o eroico, Valeriya sulla lunga salita del ritorno, pensavo volesse tirarmela in testa la sua macchina fotografica, piuttosto che usarla per scattarmi delle foto.

Decisamente più rilassante era stata, dopo esserci spostati per un breve tratto tra Pienza e San Quirico d’Orcia, la meno impervia passeggiata che conduceva alla famosa Cappella della Madonna di Vitaleta. La sua suggestiva posizione e la particolarità dei cipressi (sì, anche qui) posizionati in modo da volerla quasi proteggere, l’hanno resa negli anni meta di turisti, curiosi e anche set di alcune produzioni televisive, come ad esempio per la fiction internazionale di pochi anni fa con Dustin Hoffman e Richard Madden Medici: Masters of Florence.

Tra l’altro, anche Pienza era stata una delle più utilizzate location di questa serie.

Avevamo infine ripreso l’auto per tornare verso la nostra cara Marina di Pisa ma, allontanandoci da quelle dolci colline e dai suoi romantici borghi, dopo aver il giorno precedente ammirato anche i pregevoli paesaggi della Maremma, mi era davvero impossibile non confermare a me stesso la mia, già forte, convinzione che la Toscana è la più bella regione d’Italia.


Mentre scrivevo questa puntata stavo pensando una cosa: che ormai sono due anni che è iniziato Taste of Art. E nella seconda puntata vi parlavo di Paestum, che era una delle mete del mio itinerario archeologico di alcuni giorni nel Sud Italia dove la mia destinazione cardine era la stata Pompei. Ed in seguito vi ho parlato anche di Ostia e Villa Adriana, sempre legate a quel viaggio… ma alla fine non ho mai “chiuso il cerchio”, parlandovi della città ai piedi del Vesuvio e anche di un paio di chicche nei suoi dintorni.

Direi quindi, di non indugiare oltre!

Vi aspetto, se vorrete, il 24 febbraio con la nuova puntata di Taste of Art!

Grazie per l’ascolto e a presto.

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