Puntata 44 – Amsterdam

Il periodo migliore per ammirare la fioritura dei tulipani ad Amsterdam e dintorni va all’incirca da metà marzo a metà maggio… quindi Bert ed io ovviamente avevamo trovato come unico week end libero per entrambi, per andare a visitare la capitale dei Paesi Bassi, l’inizio marzo, in modo da perdercela per un soffio!

A parte la piccola sfortuna appena citata, questo BerTour con i componenti ridotti all’osso ha saputo però regalarci altri doni (basterebbe ad esempio menzionare l’ottimo clima trovato in un periodo in cui solitamente vento e piogge sono all’ordine del giorno in città) che hanno saputo farci molto apprezzare la “Venezia del Nord” (soprannome esagerato però a mio avviso!), capitale europea dove forse non spiccano luoghi o monumenti iconici specifici, ma capace comunque di incuriosire e affascinare chi la visita.

Se volete sapere cosa è piaciuto a noi aspettate la fine della sigla per sentire il racconto del nostro week end ad Amsterdam!

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Arrivati il venerdì sera e preso possesso della nostra stanza dal design discutibile nel City Hotel Rembrandt Square situato però in ottima posizione strategica per visitare la città, essendo a ridosso di Piazza Rembrandt (uno dei punti nevralgici della vita serale di Amsterdam), per prima cosa avevamo mangiato un piatto tipico e proprio leggero: una porzione enorme di patatine fritte con formaggio fuso sopra che probabilmente possedeva le kilocalorie necessarie per poter gareggiare senza bisogno di ulteriori energie a un paio di maratone. E forse queste non sarebbero bastate per smaltirle!

 

Con questo pieno di forze avevamo iniziato rapidamente a esplorare il vivace centro, ammirando principalmente la bellezza dei canali e delle tipiche case di Amsterdam illuminate dalle luci della sera. Non avevamo però fatto tardi perché la mattina appena svegli eravamo andati alla stazione centrale e preso il treno per raggiungere Zaandam e da lì, con ancora un breve tragitto in bus, Zaanse Schans, piccolissima comunità di circa quaranta case posta sul fiume Zaan dove nel XVIII secolo erano presenti oltre 700 mulini a vento e ora alcuni di questi sono ancora visibili e in parte visitabili, dando la possibilità senza troppa immaginazione di comprendere come doveva presentarsi quell’affascinante e rilassato luogo anche nei secoli passati. Ora è una meta famosa e ricercata da molti turisti e sicuramente durante la fioritura dei tulipani deve regalare degli scorci magnifici da immortalare con macchine fotografiche e telefoni. Proprio per tutte le sue peculiarità questa incantevole località quasi senza tempo è entrata a far parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco!

Al ritorno ci eravamo fermati a Zaandam, per mangiare qualcosa e soprattutto per passeggiare nel suo colorato centro, che culmina con delle case dalle particolarissime architetture vivacemente colorate che davvero stupiscono per le loro inusuali forme. Tra le più originali c’è sicuramente la struttura che ospita l’Inntel Hotel Zaandam. Per farvi una veloce idea di quanto sia riconoscibile e particolare dall’esterno vi consiglio di andare a vedere qualche foto su internet. O di soggiornarci, ovviamente.

Non saprei a cosa paragonare questo Hotel e le altre architetture che lo circondano… forse, per equipararle a qualcosa che tutti conosciamo, potrei dirvi che sembrano delle grandiose costruzioni realizzate con enormi blocchi di lego. Non ne conoscevo l’esistenza e mi avevano proprio colpito in positivo.

Tornati in centro ad Amsterdam eravamo andati a visitare la Chiesa Vecchia della città, utilizzata anche come spazio espositivo e come location per concerti. Quando l’abbiamo visitata era allestita una mostra al suo interno ma rimaneva facile comprendere alla perfezione la sua imponente architettura e soprattutto osservare con piacevole stupore il suo soffitto con volte a botte in legno finemente decorato e le grandi vetrate colorate cinquecentesche, alcune delle quali rappresentanti gli stemmi delle famiglie degli amministratori della chiesa.

Dopo aver fatto un giro nel famoso Mercato dei Fiori, dove la mattina seguente avremmo comprato una marea di bulbi di tulipani che sul balcone di Bert sono poi fioriti grandi e rigogliosi, mentre sul mio non hanno avuto neanche la minima intenzione di provare a crescere, ci eravamo diretti in una zona meno centrale, nella parte ovest di Amsterdam, per andare a bere qualcosa con Eugenio, un mio amico che da anni abita lì e, tra una birra e l’altra nel locale dove ci aveva dato appuntamento, il Morgan&Mees, ci aveva consigliato di fare un giro nel quartiere di Leidseplein, per cenare in qualche ristorante di cucina tipica.

Avevamo quindi seguito il suo consiglio ed eravamo finiti nel De Hollandse Tulp, dove effettivamente avevamo mangiato piatti tipici ben cucinati, che comunque si riducono in realtà a ben poche scelte dove di base i due ingredienti principali sono patate e carne in diverse loro versioni. Diciamo che la cucina olandese non è una delle più celebri mondiali e non spicca per fantasia.

Nel tornare verso l’hotel eravamo passati nel quartiere più famoso e rinomato della città, quello a luci rosse (il De Wallen) dove in realtà tutto sa di iperturistico, finto e decisamente triste. La gente era così tanta che la vigilanza comunale creava percorsi per muoversi in un senso o nell’altro per regolare il flusso di turisti. L’odore di marijuana era fortissimo anche all’aperto, perchè i vari coffee shop erano imballati di gente e i locali con spettacoli sexy e le vetrine con donne che offrivano i loro servizi erano circondate da persone, turisti di entrambi i sessi più incuriositi che altro. Sembrava un circo. Non lo dico per fare il moralista, fidatevi. Ma di sensuale o accattivante non c’è proprio nulla. È solo un gran caos, rumoroso, che degradata la città per il troppo affollamento di gente che spesso super anche il buon senso civile perché palesemente alterato da droghe e alcol.

E mi spiace quando poi sento dire che ad Amsterdam si va per quello. Perché è una gran stupidaggine. Amsterdam è molto di più e “quello” è solo una piccola parte, minore e degradata, di una piacevole città.

Eugenio infatti ci aveva detto che i cittadini di Amsterdam stanno chiedendo a gran voce di spostare tutte le attività di questo quartiere in una zona meno centrale della capitale. Comunque almeno una passeggiata non potevano non farla ma, storditi dal fumo passivo, eravamo con gioia rientrati in stanza per poterci riposare e concentrarci su cosa davvero avrebbe meritato la nostra visita il giorno dopo. Ammetto però che, essendo sabato e soprattutto essendoci un clima decisamente mite per il periodo, probabilmente la ressa di persone era stata più elevata rispetto al resto dei giorni della settimana, rendendo davvero invivibile anche solo una camminata nel quartiere.

La dinamica città che ci aveva dato la buonanotte la sera prima, al mattino sembrava il set del film “Io sono leggenda”: alle 8 e mezza era tutto chiuso con nessuna persona in giro e avevamo dovuto aspettare l’apertura alle 9 di uno Starbucks per iniziare a vedere gente, che si muoveva in slowmotion, e poter fare colazione. In questa atmosfera quasi surreale avevamo raggiunto il Van Gogh Museum, dove invece i visitatori non mancavano.

Luogo dove si concentrano il più grande numero di opere del celebre pittore olandese, questo museo a lui dedicato si trova nella Museumplein, grande area pubblica dove sono presenti anche il Rijksmuseum e lo Stedelijk Museum.

Articolato su più piani, con un design dalle linee pulite e semplici dove dominano il bianco delle pareti, il legno dei pavimenti e strutture in vetro e metallo, questo museo crea proprio un contesto pregevole e piacevole per immergersi nella produzione artistica di uno dei più celebri e talentuosi artisti della storia dell’arte. Tra i più noti dipinti presenti posso citarvi i girasoli, diversi autoritratti, campo di grano con volo di corvi e la camera di Vincent ad Arles.

Erano poi presenti anche spazi per mostre temporanee e così abbiamo avuto modo di conoscere le opere di Matthew Wong, eclettico artista morto prematuramente nel 2019 che ha realizzato una produzione di tutto rispetto per qualità e quantità di opere. Vi consiglio, se non lo conoscete, di andare su Internet a vedere alcune sue opere… o, fino al primo settembre, di visitare questa parte di esposizione a lui dedicata al Van Gogh Museum.

Usciti eravamo poi andati anche al Rijksmuseum, anche se non avevamo più molto tempo, ma almeno un’idea di quello che è uno dei più noti musei a livello mondiale volevamo farcela. A dire il vero forse avevo delle aspettative troppo alte, e in parte ero rimasto deluso perché tolta la bellezza strutturale dell’edificio di fine Ottocento con influenze architettoniche gotiche e rinascimentali (la biblioteca pubblica in particolare è da togliere il fiato) e di alcune sue celebri opere (La lattaia di Veermer su tutte, in quanto quella che più di tutte volevo vedere, cioè la Ronda di notte di Rembrandt era visibile con difficoltà all’interno di una specie di grande struttura in plexiglas perchè in restauro) per il resto mi dava l’idea di aver bisogno di una “svecchiata”, soprattutto a livello espositivo e di allestimenti.

Forse la visita al Van Gogh Museum aveva un po’ condizionato la mia opinione, ma non ne sono così sicuro.

Concluso il giro con hamburger e patatine al FoodCrib, chiosco con posti a sedere all’aperto nella grande area a ridosso dei musei e recuperato, come già vi avevo detto, diversi semi di tulipani che non hanno avuto gran fortuna nelle mie mani, eravamo andati all’aeroporto, contenti di aver goduto di due piacevoli giornate in una delle più importanti città d’Europa, ricca di arte, storia e cultura e perfetta per un week end alla ricerca di svago.


Ora mi fermo per un po’, con la mia classica, lunga, pausa estiva durante la quale metterò a referto nuove mete di cui poi vi parlerò nelle prossime puntate. Intanto vi auguro una piacevole e divertente estate e buone vacanze e se vorrete, ci sentiremo venerdì 27 settembre per parlarvi di Avignone e della Provenza.

A presto!

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