Puntata 45 – Tra Provenza e Camargue

Bentornati carissimi amici di Taste of Art!

Dopo un lungo periodo di pausa, dove tra l’altro ho visitato mete e luoghi che prossimamente saranno l’oggetto delle nuove puntate, posso finalmente riabbracciarvi virtualmente, augurandomi che le vostre vacanze siano state piacevoli almeno quanto le mie!

Oggi riparto con una meta, anzi una serie di mete, visitate durante i giorni delle feste pasquali di quest’anno.

Infatti Valeriya e io, insieme a Stefano che già ben conoscete e sua moglie Clarissa siamo partiti in macchina dalla Lomellina per raggiungere l’elegante e raffinata Provenza e la più selvaggia Camargue, con obiettivo principale Avignone, che avremmo usato come base per visitare anche Orange, Nimes e Arles.

Di queste ultime tre ho ricordi ben nitidi, della prima invece dovrò descrivervi quel che sono riuscito a vedere i con i miei occhi tra un momento e l’altro di evidenti problemi tecnici legati alla tenuta del mio stomaco e per questo mi sono dovuto affidare anche alle dettagliate descrizioni dei miei più sani compagni di viaggio!

Lo so che siete anche curiosi di sapere come sono riuscito a star male proprio in viaggio, così potrete farvi due risate, quindi non indugiamo oltre e ripartiamo con una nuova puntata di Taste of Art!

Puntata 45 - Provenza e Camargue_Copertina Blog

Eravamo arrivati nella magnifica Città dei Papi, così chiamata perché il palazzo gotico lì presente (il più grande in questo stile architettonico al mondo) ospitò dall’inizio del Trecento sette papi e due antipapi, la sera del 29 aprile e, dopo aver compreso che i parcheggi fuori dalle mura dovevano sempre abbastanza intasati, avevamo trovato posto in quello chiamato Relais Ile Piot, posto sul Rodano e leggermente più distante dal centro ma per fortuna collegato ad esso tramite navette.

 

Depositati i nostri bagagli nel bell’appartamento che vi consiglio vivamente, il “Le Colibrì”, nel cuore del centro storico, avevamo deciso di trovare un ristorante locale per gustare le prelibatezze della cucina francese… Ad essere onesto, non trovo in realtà così straordinaria la cucina dei nostri cugini, ma quella che offriva il “L’Epicerie de Ginette pareva abbastanza gustosa e invitante, inserita anche in una location davvero caratteristica.

Ora, io avevo mangiato le stesse identiche portate di Clarissa, cioè una zuppa di spinaci e un crostone con burro, formaggio e prosciutto, il tutto accompagnato da un paio di calici di vino; sta di fatto che, dopo aver fatto una gradevole passeggiata serale per il centro storico, dove il prestigioso Palazzo dei Papi svetta illuminato incantando chi lo contempla, una volta a letto avevo iniziato a sentire fortissimi dolori di stomaco.

Non entrerò nei dettagli, ma vi dico solo che per sei volte tra le due e le otto del mattino, tutto ciò che era entrato nella mia bocca era di nuovo passato da lì. Nel mezzo sia Valeriya che gli altri non si erano accorti del fatto che scendevo nel bagno al piano inferiore per cercare di non disturbare, loro che beati avevano a quanto pare digerito tutto tranquillamente. Verso mattina però Valeriya, al mio ennesimo tentativo sempre più arrancante di percorrere il breve tragitto al bagno si era accorta del mio stato e giustamente mi aveva fatto notare che secondo lei non sarei riuscito a vistare il palazzo papale.

Ma io no. Non potevo perdermelo.

Quindi, verdognolo e disidratato ero andato con loro affrontando il mio imbarazzante destino.

Il Palazzo dei Papi di Avignone, dal 1995 Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, come già accennato è tra le strutture di impronta gotica più imponenti di tutta Europa e fu costruito nel pieno del Trecento per spostare la sede papale dal Palazzo del Laterano. Già nel Cinquecento però perse la sua originaria funzione e dopo essere diventato una caserma, divenne sede storica e museale tra le più celebri della Francia.

Una delle cose che ho trovato più utili e interessanti per comprendere soprattutto gli spazi interni di questa immensa struttura, tenuta ancora in ottimo stato di conservazione, è il fatto che viene dato a ogni visitatore un tablet dove è possibile, in base alla direzione in cui lo si posiziona, vedere nello schermo una dettagliata ricostruzione 3d di come erano quegli spazi nel loro massimo periodo di lustro.

Vorrei raccontarvi di più, ma dopo altre due tappe nei bagni del palazzo, tra una sosta e l’altra in cui mi sedevo sconsolato su gradini, panche o muretti perché non mi reggevo in piedi (Valeriya mi ha immortalato in uno scatto che metterò sui social e mostrerà il mio disagio) l’unica cosa che gli altri potevano fare era riportarmi a casa e continuare a visitare Avignone da soli.

Posso dirvi che al loro rientro erano stati tutti molto contenti di passeggiare per il famoso e ricercato centro storico, dove avevano ammirato il celebre Ponte di Avignone, noto anche per una canzone ad esso dedicata e per il fatto di essere “mozzo”; Infatti delle originarie 22 arcate che collegavano dal XII secolo le due sponde del Rodano ora ne restano solo 4!

I miei sani compagni di viaggio non erano però entrati nella cattedrale, a mio avviso sbagliando perché da come avevo potuto informarmi unisce in maniera originale tre diversi stili architettonici, cioè il romanico, il protogotico e il barocco.

Se l’avete visitata, o ci andrete, fatemi sapere poi com’era!

Solo l’ultima mattina sarei riuscito anche io a farmi un’idea reale del centro storico, ma sento che dovrò obbligatoriamente tornare nella Città dei Papi.

Comunque, ripresomi quanto bastava per non rallentare più gli altri, il giorno seguente avevamo raggiunto in auto Orange, per visitare uno tra i teatri romani antichi meglio conservati sulla faccia della Terra!

Il Teatro di Orange, realizzato nel I secolo a.C., viene ancora oggi utilizzato per eventi di diverso genere, grazie soprattutto al fatto di possedere la sua scena in muratura totalmente eretta che dona imponenza e compattezza a tutta la struttura! Davvero raramente mi è capitato di trovare un teatro antico così ben conservato.

Riesce a ricreare perfettamente l’idea di come dove essere emozionante assistere ad uno spettacolo al suo interno in epoca romana.

Usciti avevamo attraversato il centro storico sferzato dal vento (il tempo solo a sprazzi in quei giorni era stato clemente con noi) e raggiunto l’Arco di Orange, il secondo simbolo a testimonianza del forte legame con il mondo romano che possiede ancora oggi l’antica Arausio.

Lasciata Orange, prima di raggiungere Nimes, ci eravamo fermati nel parco da cui è possibile visitare e passeggiare sopra al Pont du Gard, decisamente una delle più iconiche strutture dell’architettura romana.

Sì, questa zona ai romani piaceva proprio, lo so!

Per chi non lo conoscesse questa impressionante struttura antica è un ponte realizzato su tre differenti livelli e fa parte dell’acquedotto romano che passava sopra al fiume Gardon. Alto circa 50 metri e lungo poco meno di 300 fu costruito senza l’aiuto di cementi a calce ma legando con tiranti in ferro le enormi e pesanti pietre.

Interessante è il fatto che il biglietto regala l’accesso per un anno intero a chi va a visitare il sito e, calcolando quanto ampia e verde con percorsi per il trekking sia l’area che circonda il ponte, sicuramente per chi ha la possibilità di visitare spesso queste zone è un bel vantaggio.

Avevamo infine raggiunto Nimes, per visitare prima di tutto l’anfiteatro romano.

Qua, però, devo ammettere di esserne rimasto deluso: esternamente è magnifico e ben conservato, così come all’interno ma, essendo utilizzato ancora per spettacoli e corride, purtroppo ha delle impalcature in metallo perenni su cui sono poi impostate delle sedute per gli spettatori che deturpano decisamente la sua immagine interna.

Successivamente avevamo visitato la Maison Carrée, tempio romano fatto erigere per volere di Marco Vipsanio Agrippa, luogotenente, genero e soprattutto fedele amico di Augusto. L’edificio fu più volte rimaneggiato nei secoli, fu anche inglobato in altri edifici; per fortuna quando si decise di riconvertirlo a museo questi ultimi furono demoliti e fu ripristinato l’aspetto che possedeva in epoca romana.

Da ultimo ci eravamo incamminati verso la Tour Magne, torre sempre di epoca romana (ovviamente!) costruita sopra una precedente torre gallica. Anche se resta poco della sua originale forma, si può salire in cima alla torre e da lì ammirare tutta la città. Sappiate però che per arrivarci, oltre alle scale, dovrete anche farvi una discreta parte a piedi in salita per raggiungerla.

Poi non dite che non vi ho avvisati.

Attraversate, per tornare in centro, i Jarden de la Fontaine, uno dei primi parchi pubblici in Europa, polmone verde di circa 15 ettari nel cuore della città, dove sono ancora presenti resti del tempio di Diana.

L’ultimo giorno, prima di ritornare in Italia, dopo un’ottima colazione al Milk Shop, dove tra portate dolci e salate avevamo soddisfatto i nostri palati già di prima mattina, e una passeggiata in centro ad Avignone, eravamo andati a Arles, consapevoli che avremmo trovato una città caotica e in festa perché in quei giorni si svolgeva la Feria de Paques, evento che richiama visitatori da tutta la Francia e non solo, dove l’anfiteatro, anch’esso da annoverare tra i più notevoli del mondo romano, torna ad essere un’arena vera e propria con corride e altri eventi che entusiasmano ed esaltano gli spettatori sugli spalti.

A parte per le corride che, come già vi dissi nella puntata su Siviglia, non sono uno spettacolo di mio gradimento, tutto il resto era davvero coinvolgente e avrebbe meritato di essere vissuto con ancora più calma.

Tutta la gente, popolazione locale e turisti, era in festa e in ogni angolo del centro storico risuonavano voci e canti, e tutti i ristoranti e i bar erano ricolmi di persone intente a godersi la splendida giornata

Noi ci abbiamo passato poche ore, però l’ho trovata la più accattivante tra le città visitate in quei giorni: legata ancora all’impronta romana antica, ha nei suoi vicoli, nei suoi palazzi e nelle case del centro storico di impronta romanico-provenzale un’aura di puro fascino. Vi consiglio di visitare, oltre l’anfiteatro, anche il teatro romano e la splendida cattedrale, la Chiesa di Saint-Trophime, un perfetto connubio di architettura romanico provenzale e gotico.

Se potete, dedicate del tempo per recarvi, sia in città sia in aree esterne non molto distanti, nei luoghi legati alla figura di Vincent Van Gogh, che qui ha vissuto e dipinto alcuni dei suoi capolavori. In città sicuramente il più importante è l’ex ospedale, ora diventato l’Espace Van Gogh con una fondazione a lui dedicata, realizzato tra il 1500 e il 1600, dove fu ospitato l’artista e di cui ne rappresentò il cortile in un celebre dipinto.

Dopo una paella d’asporto, perché qui appunto la festa si lega totalmente al fatto che l’influenza spagnola in questa zona della Francia è molto presente, eravamo ripartiti per tornare in Italia.

Consapevole che dovrò per forza tornare in quella che è sicuramente una delle zone più suggestive della Francia per visitare con una forma fisica nettamente migliore Avignone e, con la calma e tranquillità che si merita, la splendida Arles.


Spero che questa puntata vi abbia invogliato, se già non le conoscete, a esplorare queste zone del territorio francese, per me davvero degne di nota.

Se vorrete, noi ci risentiamo il 25 ottobre, dove mi sposterò letteralmente a pochi passi dalla porta di casa per parlarvi di una città che a me sta davvero a cuore, cioè Pavia, l’antica Ticinum romana e capitale del successivo regno Longobardo!

A presto!

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