Puntata 20 – Il Duomo di Siena

Chiese, pievi, basiliche e cattedrali.

La Toscana è custode da secoli di alcune delle più belle architetture religiose del nostro Paese, che a loro volta conservano spesso tesori unici e inestimabili.

Tra queste architetture, ovviamente, deve essere citata la Cattedrale di Santa Maria Assunta a Siena, meglio conosciuta semplicemente come il Duomo della città famosa in tutto il mondo per il suo Palio.

Una volta entrati nella Cattedrale, ovunque si dirige il proprio sguardo, non si può far altro che restare ammaliati… anzi, visto i temi mistici della puntata, direi proprio in totale estasi!

Dalle vetrate luminose e colorate agli archi sontuosi delle navate, dalle opere di artisti come Donatello e Pinturicchio alla splendente Libreria Piccolomini… davvero tutto qui raggiunge le vette più alte dell’arte italiana.

E infine, soprattutto, questo luogo è unico per il suo ineguagliabile pavimento.

Vi state chiedendo perché è così particolare questa pavimentazione?

Bene, mettetevi comodi, o se preferite fatevi due passi mentre mi ascoltate; ve lo spiego adesso nella nuova puntata di Taste of Art!

Quando si pensa a Siena prima di tutto nella mente appaiono fantini con abiti dai colori sgargianti e indomiti cavalli che si sfidano nel Palio per la gloria della propria contrada e quindi, di rimando, anche alla Piazza che lo ospita e che è tra le più iconiche al mondo: Piazza del Campo.

 

Ma non sono qui oggi per parlarvi di questa originale piazza dalla forma a conchiglia, visitata in qualsiasi periodo dell’anno da nutriti gruppi di turisti armati di cellulari e bastoni per i selfie; tantomeno intendo parlarvi del Palazzo Pubblico e della Torre del Mangia che la dominano.

Anche se, mi raccomando, quando vi troverete in città non fermatevi solo al loro esterno: le sale del palazzo sono decorate con veri capolavori dell’arte, principalmente del trecento e del quattrocento come ad esempio il ciclo d’affreschi di Ambrogio Lorenzetti, l’“Allegoria ed effetti del buono e del cattivo governo”, che risulta ancora oggi raffinatissimo e di pregevole fattura a distanza di secoli. Questi affreschi sono inoltre sicuramente da annoverare tra quelle opere che almeno una volta avrete studiato sui libri di storia dell’arte e che quindi meritano di essere visti dal vivo, dopo aver osservato solo loro piccoli dettagli sui libri!

Per quanto gli edifici della Piazza siano affascinanti, però, è la Cattedrale che svetta nella città, caratterizzandone anche il profilo che si può vedere quando, parcheggiando nelle zone non vietate alle auto dei turisti, ci si avvicina verso il centro storico.

Ho visitato diverse volte il Duomo, così come il Battistero e il Museo dell’Opera, eppure in ogni occasione ho sempre trovato qualcosa di nuovo, che mi ero perso, capace di stupirmi.

Le colonne che dividono le navate sembrano non avere fine… quasi come ai tempi sembrava non avere fine la sua costruzione!

Iniziata infatti intorno al 1220, la realizzazione della struttura si protrasse per oltre un secolo; il campanile, ad esempio, fu terminato solo intorno al 1313.

In realtà fu tutto così complesso perché a inizio Trecento la città stava vivendo un momento di grande prosperità e voleva cercare di eguagliare, e forse superare, la rivale Firenze e la sua enorme cattedrale.

Si pensò quindi di ampliare la chiesa simbolo di Siena e cambiare la posizione della facciata, creandone una nuova ancora più grande.

Peccato che i senesi non potevano sapere che da lì a pochi anni sarebbe arrivata la famosa peste del 1348, che rallentò i lavori e portò una decina di anni dopo ad annullare quel probabilmente troppo ambizioso progetto.

Ciò che ora resta, collegato lateralmente alla cattedrale, è l’incompiuto “Facciatone”, rimasto forse per ricordare di non essere troppo ambiziosi nella vita quando già si ha molto.

Io però direi, comunque, che con quello che hanno i senesi non possono proprio lamentarsi.

La facciata che alla fine è rimasta per dare il benvenuto ai fedeli, tutta in marmo bianco con decorazioni in Serpentino di Prato, fu iniziata da Giovanni Pisano e proseguita da Camaino di Crescentino (altri sostengono che fu Giovanni di Cecco a continuare i lavori, ma dai testi dell’epoca sembrerebbe un errore di attribuzione legato a una frase male interpretata).

Superata la porta principale, alzando lo sguardo nella navata centrale sembra quasi di essere osservati, perché nel davanzale che la sormonta trovano rifugio 171 busti di Papi e, al di sotto di essi a intervalli regolari, 36 busti di imperatori romani.

Abbassando gli occhi, poi, se si ha la fortuna di visitare la cattedrale nei periodi in cui viene totalmente scoperto, ci si può perdere nelle decorazioni del pavimento.

Il pavimento è tra i più vasti e pregiati esempi in marmo del suo genere. Definito da Vasari come “il più bello, grande e magnifico mai realizzato”, è composto da circa sessanta scene, molte delle quali spesso vengono appunto coperte con teli e protezioni per preservarle. Solo in determinati periodi dell’anno, generalmente tra agosto e ottobre, si può avere la fortuna di poter ammirare il pavimento completamente libero.

Comunque sul sito dell’Opera del Duomo di Siena vengono sempre indicati i periodi della scopertura.

Queste scene non videro tutte luce nello stesso momento, in quanto la loro realizzazione si protrasse per sei secoli, dal Trecento fino all’Ottocento.

Ovviamente molti artisti, tutti senesi tranne il Pinturicchio, che comunque morì a Siena, parteciparono alla realizzazione di questa immensa opera; tra i più attivi ci fu Domenico Beccafumi, che vi lavorò per oltre vent’anni, raggiungendo un livello stilistico così e