Puntata 19 – Edimburgo e un kilt

Ciao a tutti, cari amici di Taste of Art.

La scorsa puntata vi avevo parlato delle mie vacanze estive a Roma, città che è stata fondata su sette famosi colli.

Ma, sapete che anche un’altra famosa città si trova su sette colli?

Sto parlando della vivacissima capitale scozzese di Edimburgo, che nel 2011 è stata meta di uno dei primi viaggi fatti con i miei amici del BertTour.

E in questa occasione era presente, inoltre, anche chi ancora mi mancava da citarvi tra i soggetti che fanno parte dei nostri viaggi pensati dal mio amico Bert: Eleonora!

Questa volta infatti eravamo io e ovviamente Bert, più Alessio, Giuseppe, Roberto e Eleonora, appunto.

Per tre giorni e mezzo, dal 28 al 31 marzo, avevamo girato in lungo e in largo la città, con anche una capatina a Glasgow.

Anche se erano state giornate in parte molto umide e ventose, avevamo trovato una città davvero accogliente e accattivante come gli scozzesi che, devo dirlo, sono decisamente più ospitali e alla mano degli inglesi. O almeno, ad oggi non ho avuto ancora motivo di cambiare idea.

Se poi calcolate che è una attivissima città universitaria, posso assicurarvi che oltre a godervi le giornate, saprete divertirvi anche le sere.

Bene… se siete pronti inizio a raccontare!

Partiti in aereo la mattina, poco dopo mezzogiorno eravamo già su un bus diretto verso il centro della città, e per prima cosa ci eravamo recati al nostro ostello, dove avevamo trovato una stanza sola per tutti e sei, senza altre persone con cui condividerla.

Ovviamente, la stanza non era di prima scelta, ma degli studenti universitari sotto i 25 anni, come lo eravamo noi all’epoca, non è che facevano troppo caso all’infima bettola trovata.

 

L’importante era essere in centro, per muoversi agilmente per Edimburgo dove l’Old Town, la New Town e il Castello sono stati dichiarati Patrimonio Unesco dal 1995.

La sua storia ha radici antiche, dal mesolitico fino ai giorni attuali, passando anche per l’impero romano.

Passeggiando per la città si percepisce pienamente la forte fierezza che gli scozzesi provano per le loro origini.

Inoltre, i molti palazzi della Old Town, soprattutto quelli che si affacciano sulla storica Royal Mile, hanno fatto da cornice anche al turbolento periodo della riforma protestante.

Eravamo arrivati il lunedì e si vedeva quanto la città fosse brulicante non solo di turisti, ma anche di lavoratori e studenti. Davvero un sacco di studenti!

Pensate che l’Università di Edimburgo è una delle più antiche della Scozia, ed è tra le più rinomate di tutto il Regno Unito.

Dopo pochi minuti, in giro per la città, avevamo capito quale sarebbe stata l’ossessione di Roberto durante quel viaggio: l’autoscatto!

Ai tempi non erano di moda i selfie, e io mi ero portato dietro un piccolo cavalletto che volevo utilizzare per qualche scatto notturno con la mia Reflex, ma alla fine non lo adoperai mai perché Roberto se ne impossessò subito per agganciarlo alla sua macchina compatta, costringendoci a fare autoscatti tutti insieme praticamente davanti a ogni monumento, o a qualsiasi cosa che secondo lui poteva meritare un ricordo.

Però l’ultimo giorno, proprio quella macchina e quel cavalletto ci permisero di avere uno degli autoscatti più iconici di tutti i nostri viaggi… che ovviamente poi posterò sui social!

 

Avevamo dato una prima occhiata ai monumenti e agli angoli principali della città, come la gotica Cattedrale di Sant’Egidio o Victoria Street, per poi salire fino a Calton Hill nella New Town e attendere lì il tramonto.

Quest’aera è una delle preferite dagli abitanti di Edimburgo, perché permette davvero di dominare con la vista la città e al tramonto regala, nelle belle giornate, colori mozzafiato.

Qui si trovano anche diverse strutture, e su tutte svetta il Monumento Nazionale; anche se inizialmente era stato soprannominato la “vergogna di Edimburgo” in quanto fu voluto per rendere omaggio ai caduti delle guerre napoleoniche ma non ultimato per la mancanza di fondi.

A dire il vero, però, pur con solo le dodici colonne innalzate con l’idea di ricordare gli antichi templi greci, giganteggia sulla collina dando solennità al luogo. E personalmente mi ero proprio goduto l’attesa del tramonto, seduto in mezzo a quelle colonne.

Scesi da Calton Hill e cenato in un pub del centro, dove Alessio aveva trovato il coraggio di assaggiare l’Haggis, il tipico piatto a base di interiori di pecora, eravamo tornati nella nostra accogliente stanza-loculo.

Edimburgo è nota anche per avere diversi cimiteri storici, dove riposano nomi di tutto rispetto, come ad esempio Adam Smith a Canongate.

Giuseppe, come vi avevo già accennato nella puntata sul Cairo, appena sente le parole “cimitero storico” si illumina immediatamente; e per questo visitare almeno uno di questi cimiteri doveva essere per lui, e di conseguenza anche per noi, il primo obiettivo della mattinata seguente.

In realtà, a dirla tutta, già il giorno prima salendo a Calton Hill avevamo visto il famoso cimitero che lo delimitava.

Ma ovviamente non poteva bastare.

Il Cimitero di Canongate si trova a ridosso della Royal Mile, a pochi metri dal Palazzo di Holyrood ed è uno dei più antichi di Edimburgo. Le tombe, che si trovano tutte intorno alla Chiesa Nuova, risalgono dalla fine del XVII secolo alla metà del XX secolo.

Come vi dicevo, tra le personalità di spicco che riposano nel cimitero si trova anche Adam Smith, economista e autore de la Ricchezza delle Nazioni.

Smith non era originario di Edimburgo ma visse in questa città per diversi anni e qui fu sepolto.

La sua tomba è oggi meta di “pellegrinaggio” per tutti gli economisti del mondo, e da noi il buon Bert e anche Eleonora facevano parte di questa categoria.

Dopo avevamo passeggiato intorno al verdissimo Holyrood Park, prima di dirigerci, tra un autoscatto e l’altro voluto da Roberto, verso il Castello.

Il Castello rispecchia proprio la tipica fortezza medievale.

Vi dico la verità: a me sinceramente aveva colpito più il suo esterno, piuttosto che gli spazi interni e la visita in generale.

Intanto, il costo era comunque secondo me elevato, per ciò che poi si visita davvero. Sento spesso turisti lamentarsi quando per entrare nei nostri castelli in Italia spendono magari pochi euro e lì invece nessuno faceva una piega pagando circa 15 sterline, quasi 20 euro.

Con quel prezzo praticamente in Italia si visiterebbero insieme almeno due, o forse anche tre, castelli o palazzi che non hanno nulla da invidiare a quello della città scozzese.

Vero anche che Oltremanica sanno valorizzare in molti casi meglio di noi il loro patrimonio.

Scusatemi, dopo questo slancio di patriottismo, riprendo il racconto.

Come vi dicevo, il Castello ha una struttura esterna classicamente medievale e si attesta con certezza la sua presenza dalla metà circa dell’XI secolo.

Si possono visitare diverse sezioni, dove trovare cimeli di diverso tipo, gioielli, armi, abiti, legati tutti alla corona scozzese. E vedere enormi cannoni storici come il Mons Meg o il One o’Clock Gun che spara ancora tutti i giorni, tranne la domenica, alle ore 13:00 per consentire agli abitanti di Edimburgo di regolare i propri orologi.

Ci eravamo poi persi per un paio d’ore attraverso zone meno battute dai turisti.

Scesa la sera avevamo cercato un pub dove scaldarci e rifocillarci e avevamo trovato l’ottimo Whistle Binkies.

Ve lo consiglio calorosamente, se volete ascoltare buona musica dal vivo e sentirvi coinvolti nella pura atmosfera tipica dei pub scozzesi.

A noi era davvero piaciuto. Anche se, dopo un certo orario, i ricordi si erano fatti più nebulosi grazie al mix creatosi tra la stanchezza e le birre.

 

L’ultimo giorno completo avevamo deciso di utilizzarlo per visitare anche l’altra nota città della Scozia: Glasgow!

Raggiunta in circa un’ora di treno, in realtà è questa la più grande città scozzese, più della capitale, oltre che essere di fatto il centro economico dello Stato.

Non riesce ad avere però, lo stesso fascino di Edimburgo.

Comunque ci sembrava una buona idea vederla e già solo la bellezza della Cattedrale di San Mungo, dedicata al santo patrono della città, vale il tempo per raggiungerla in treno da Edimburgo.

Scura e misteriosa, illuminata principalmente da grandi vetrate colorate, la cattedrale è un tipico esempio di architettura gotica. Ed è davvero maestosa.

Pensate che il soffitto in legno si trova a circa 32 metri da terra e, se dopo aver abbassato lo sguardo, ci si dirige verso il coro si può osservare una massiccia struttura che rappresenta i sette peccati capitali.

Una curiosità: dietro al coro è presente una porta che conduce alla sagrestia e in quel luogo, nel 1451, fu fondata l’Università di Glasgow.

Scendendo infine nella non meno apprezzabile cripta troverete infine la tomba di San Mungo.

 

Tornati a Edimburgo volevamo concludere in qualche bel locale il nostro viaggio, visto che la tarda mattinata del giorno successivo avremmo avuto il volo di ritorno in Italia.

Avevamo finito di cenare e stavamo cercando qualcosa che potesse ispirarci, quando l’occhio di falco di Alessio aveva notato in una traversa di Royal Mile un folto gruppo di ragazzi e ragazze che, già decisamente allegri, entravano in una porta sorvegliata da un buttafuori.

Ci eravamo avvicinati per curiosare, visto che sopra quella porta c’era solo una semplice insegna ad indicare la presenza di un locale, con piccole finestre ai suoi lati che non permettevano di vedere bene all’interno, e stavamo per chiedere al buttafuori cosa ci fosse lì dentro.

Lui però aveva anticipato le nostre intenzioni, domandando se eravamo lì per l’Erasmus Party.

Noi avevamo risposto che eravamo studenti, ma non Erasmus e che non studiavamo a Edimburgo…

“ Beh, comunque studenti siete, no? Entrate e divertitevi.”

Questa era stata la sua risposta.

Ci eravamo quindi trovati in un locale grande, con 3 sale dove passavano generi di musica differenti, e tantissimi ragazzi già decisamente su di giri.

Dopo pochi secondi eravamo nel pieno delle danze, con bicchieri pieni di birra in mano e ad un certo punto aveva iniziato anche a fuoriuscire da grandi tubi in angoli di una delle stanze la tipica schiuma da Party estivo… ma non era estate e la gente non era in costume.

Una cosa folle.

Ci eravamo divertiti all’inverosimile… Alessio più di tutti… e non aggiungo altro!

Rientrati alle 4 del mattino, in condizioni imbarazzanti con ancora i vestiti bagnati dalla schiuma, sapevamo che la sveglia, solo tre ore dopo, ci avrebbe dovuto ricordare della nostra imminente partenza.

Prima di tornare c’era una cosa che comunque volevamo assolutamente fare Bert ed io: acquistare il famoso indumento tipico scozzese…il kilt!

Il paio d’ore dell’ultima mattina che avevamo disponibili le avevamo quindi trascorse tra i negozi e alla fine avevamo trovato quelli che ci soddisfacevano… e ci soddisfacevano così tanto da indossarli direttamente in loco… e da dirigerci in aeroporto con quelli addosso!

Ricorderò sempre la faccia degli addetti ai controlli di sicurezza quando ci avevano visto arrivare: per prassi dovevano tastare anche il busto e gambe dei passeggeri e arrivato il nostro turno si misero a ridere, evitando di toccare accuratamente le nostre pelose gambe che spuntavano da sotto il kilt!

Però devo essere sincero, anche se la gente sorrideva al nostro passaggio, io con il mio kilt, camminando per Edimburgo mi sentivo come il fiero William Wallace di Braveheart!


Terminata anche questa puntata, dove ho scavato in ricordi di diversi anni fa.

Spero di tornare con più calma in Scozia per visitare adeguatamente le famose Highlands.

Tra due settimane, invece, non vi racconterò di un viaggio specifico, ma di una città della mia amata Toscana di cui ancora non vi ho parlato, concentrandomi principalmente su un luogo specifico, a mio parere tra i più belli non solo della regione, ma di tutta Italia:

Il Duomo di Siena con il suo unico, e splendido, pavimento.

Vi aspetto tra due settimane.

A presto!

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